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Gorgonzola DOP in vaschetta: Prova d’assaggio

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Gorgonzola, confidenzialmente “gorgo”, l’erborinato popolare che si odia o si ama, e quando lo ami è amore vero. Non per niente è il prodotto con l’origine protetta –DOP– che ha la zona di produzione più ampia d’Italia, suddivisa tra Lombardia e Piemonte.

Cosa che rende facile trovare il Gorgonzola Dop anche in posti abbastanza insospettabili come i discount, dignitose alcune marche rintracciabili da Lidl o Eurospin.

Quelli al banco taglio dei supermercati sono parecchi, senza troppe distinzioni tra piccole e grandi produzioni: si va dal celeberrimo Dolcelatte, che si trova ovunque, alla fetta di gorgonzola artigianale di Novara, magari venduti allo stesso prezzo.

Ma per avere la possibilità di giudicare prodotti della stessa categoria oggi parliamo di gorgonzola Dop in vaschetta. Ovvero, delle fette già porzionate, facilmente reperibili nella grande distribuzione.

Una Prova d’assaggio severa, che non può prescindere da un impiego molto comune del gorgonzola da supermercato: la fusione, finalizzata al condimento della pasta, alla mantecatura del riso e, soprattutto, alla farcitura della pizza.

prova d'assaggio; gorgonzola in vaschetta

Alcune note da considerare. Il Gorgonzola pre-confezionato risulta più asciutto di quello acquistato al banco taglio, in compenso ha una shelf-life (durata) più lunga, di circa un mese; per dare un giudizio sensato abbiamo tolto il gorgonzola dal frigorifero due ore prima dell’assaggio. Un’accortezza che si dovrebbe a tutti i formaggi, peraltro.

5. CASA LEONARDI

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Non esattamente un marchio famoso, Casa Leonardi, eppure questa che si potrebbe ribattezzare la vaschetta del vorrei ma non posso, è molto diffusa nella grande distribuzione. E no, non è una private label, cioè prodotta per conto terzi o dallo stesso distributore col proprio nome.

Appartiene in realtà a Igor (vedere posizione numero 4), verrebbe da dire che è una sottomarca, sensazione confermata non tanto dall’aspetto, che è piacente, ma dalla pasta, perlopiù semi-dura e dal sapore amarognolo.

Qualche muffetta qui e là, cremosità di poco conto, come dimostra l’evidente difficoltà a spalmarlo con il coltello. Passato in forno dà il peggio, diventa lattiginoso, troppo liquido, mentre il sapore amaro continua a imperversare.

Prezzo: 1.59

VOTO: 5

4. IGOR

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Avrà senz’altro dei meriti, visto che Igor è il punto di riferimento per il gorgonzola nella grande distribuzione italiana.

Proviamo a spiegarci meglio: dietro la maggior parte delle vaschette a marchio dei supermercati, le già citate private label, c’è l’azienda del novarese. Il gorgonzola a marchio Carrefour, per fare un esempio, è prodotto da Igor. Ma anche nel banco frigo dei discount spesso si cela la Igor S.p.A.

Non è granché nemmeno questa, che la versione originale, con riconoscibilissima etichetta che pure recita: “Ma come fanno a farla così buona?” Spiace rispondere che non è così buona. Che poi dovrebbe essere buono, casomai, il formaggio gorgonzola.

Non abbastanza cremoso, tende all’amaro con un poco gradevole retrogusto metallico. Bello invece l’aspetto: la pasta abbastanza irregolare con parti semi-dure e altre molli, invita all’assaggio. Non supera la prova della spalmabilità, nonostante le due ore trascorse a temperatura ambiente, è mediocre anche sciolto in forno.

Nota di merito: Igor è anche l’unica azienda di cui sia facile trovare il gorgonzola piccante in vaschetta. Quella versione ci piace di più, non male nel suo genere.

Prezzo: 2,37 euro (per 150 grammi)

VOTO: 6.5

3. GIM

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Invernizzi ha ripetuto per anni la faccenda della goccia (“Se c’è la goccia è Gim”) , spingendo sulla cremosità cara a tutti gli acquirenti di gorgonzola. Forte dell’eredità, oggi Galbani, proprietaria di Gim, realizza anche prodotti improbabili, come la crema in vaschetta fatta con lo stesso formaggio. Della serie: come ti svilisco una meraviglia della produzione casearia nazionale.

Ciò detto la morbidezza c’è, ma non basta. Non andrebbe mai barattata una buona marezzatura, il disegno delle muffe che emerge sul taglio del formaggio, per la celebre goccia: la fetta di gorgonzola impeccabile ha tutte e due.

Sul sapore niente da dire, è quello giusto, forse non troppo deciso, come se fosse diluito. Quanto alla nostra sfida a base di coltello e fetta di pane, Gim dovrebbe offrire il non plus ultra della spalmabilità, stando almeno a quanto promette.

Invece ci ha soddisfatti di più il prossimo gorgonzola, che poi è cugino di questo.

Prezzo: 2,57 (per 220 grammi)

VOTO: 7

2. DOLCELATTE

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Galbani e Invernizzi fanno parte dello stesso gruppo, il cui nome –Lactalis– non dirà granché a buona parte di noi ma in realtà è un gigante dell’industria agroalimentare.

Gim e Dolcelatte, per di più, si presentano al gran ballo dello scaffale da supermercato pressoché con lo stesso abito, peraltro non particolarmente riuscito, se possiamo permetterci. L’unica differenza saliente è il cibo che lo accompagna in etichetta: il primo viene presentato accanto a un’insalata e l’altro invece abbinato a un fico. Si può fare di meglio, dài.

Comunque, Dolcelatte è l’equilibrio raggiunto tra crema e muffa (potevo dirlo anche in modo meno brutale, lo so). Sapore intenso, la pasta che finalmente accompagna il taglio del coltello offrendo all’obiettivo della fotocamera una fetta in perfetto stile food porn.

L’assaggio sul pane caldo si accompagna a pensieri di varia umanità, del tipo: “se ogni media pizzeria italiana comprasse questo gorgonzola si risolverebbe uno dei drammi di questo Paese”.

Prezzo: 1,89 (per 220 grammi)

VOTO: 8

1. BIRAGHI

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Tutta un’altra storia. L’azienda che si è inventata i Biraghini, le mono-porzioni di Parmigiano, e le confezioni apri e chiudi di quello gratuggiato, ci porge il vassoio di plastica con tanto di coperchio, nel caso non fossimo abbastanza golosi da finire il gorgonzola in una volta sola. Non sia mai che il delicato formaggio ingiallisca!

Battute a parte, Biraghi propone l’erborinato da supermercato più coerente con la vera natura del Gorgonzola: molto cremoso, muffato, sorprendentemente saporito e irregolare.

A tratti soffice, tanto da far pensare alla panna, in altri punti piccante, con quella muffetta grigio chiaro, quasi trasparente, che si alterna al blu e fa la differenza anche sul formaggio scaldato.

Bello e buono, detto tra noi non ce l’aspettavamo.

Prezzo: 2,39 (per 200 grammi)

VOTO: 9


Caffè per moka: Prova d’assaggio

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Siamo così abitudinari nell’acquisto del caffè per la moka che la varietà di marche allineate sugli scaffali del supermercato neanche la notiamo. Eppure sono lì, al loro posto, ma noi ci ostiniamo a comprare la solita confortante miscela, abitudinari come al bar.

Attenzione però, sul caffè casalingo abbiamo un potere decisionale che va oltre il macchiato caldo o la tazzina in vetro, e se non vi siete ancora convertiti alle capsule questa Prova d’assaggio fa per voi.

Abbiamo riempito il carrello con 10 dei più noti caffè italiani, scegliendo le linee classiche di ogni azienda. Per essere chiari: sono miscele che si possono confrontare tra loro.

prova d'assaggio caffè

Una volta a casa, acceso il fornello più piccolo del piano cottura, non ci siamo più fermati per un intero pomeriggio. La sentenza è stata ardua ma non anticipiamo troppo: buona lettura, noi nel frattempo proviamo a prendere sonno.

10. KIMBO

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Non è andata bene con Kimbo. Aroma e corpo (da intendersi come contrario di acquoso) si sono rivelati modesti, e pensare che appena bagnate le labbra il sapore acidulo ci aveva ben impressionati.

Temendo di essere stati sbrigativi, abbiamo portato di nuovo la tazzina al naso e sentito per un breve momento il profumo di liquirizia. Ma anche il secondo assaggio si è rivelato avaro di soddisfazioni.

E se vi chiedete cosa vuole dirci l’etichetta di questa miscela classica –70% arabica e 30% robusta– con la dicitura “Dolce e aromatico” (dolce in che senso?), pare che “dolce” sia il termine commerciale spesso usato in contrapposizione ad aspro. Prezzo conveniente, ma questo lo sanno tutti.

Prezzo al chilo: 10,74 euro

VOTO: 5

9. CAFFÈ MAURO

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Le miscele dei caffè che beviamo al bar sono spesso composte da una maggiore percentuale di arabica, per compiacere il gusto a cui siamo abituati, e una minore di robusta; di norma le percentuali sono intorno a 80% e 20%.

Invece, in barba all’ostentazione del 100% arabica, Caffè Mauro si fa rispettare con una miscela per il 70% robusta, in genere considerata di serie B perché meno delicata e aromatica.

Ebbene, questo caffè poco pretenzioso ci è parso accettabile, con un gradevole sentore di frutta secca al palato e il giusto livello di astringenza (quella sensazione di secchezza che si sente sulle gengive). Stiamo ancora parlando di un caffè con poco corpo, ma andiamo meglio.

Prezzo: 10,89 euro

VOTO: 6

8. SPLENDID

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Provate a immaginare il pacchetto di caffè Splendid senza la tazzina disegnata: è o non è una confezione di frutta secca?

Ad ogni modo, ci è parso ben tostato e dal retrogusto piacevolmente acidulo, mancano le note dolci per essere bilanciato. Il sapore è riconoscibile, ci si può anche affezionare. Sempre che, appunto, piaccia la persistente nota acida.

Ma qui ci fermiamo, niente di più. Il difetto è la piattezza, eccessiva per essere una grande caffè.

Prezzo al chilo: 9,96 euro

VOTO: 6.3

7. CAFFÈ MOTTA

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Si distingue per una tostatura marcata. L’intensità dei profumi che ci ha illusi all’apertura del pacchetto un po’ anonimo, si è persa con l’estrazione.

Non si può parlare di ruota aromatica (lo schema a cerchi concentrici usato dai degustatori per distinguere gli aromi), ma il corpo c’è, bisogna dargliene atto. Equilibrato, nel suo essere ruffiano. Impossibile non tenere conto del rapporto qualità-prezzo, davvero notevole.

Prezzo: 7.98 euro al chilo

VOTO: 6.5

6. SEGAFREDO

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La classica miscela domestica Segafredo, composta da arabica e robusta, ci fa entrare nella sfera dei caffè da supermercato degni di nota.

Morbida al naso e decisa in bocca, con una punta acida che spicca sul finale amaro. Un sapore che si potrebbe definire senza fronzoli, ma con un’accezione positiva: il gusto è franco e diretto, con poche sfumature.

Il più economico, almeno tra i marchi celebri.

Prezzo al chilo: 7,18 euro

VOTO: 7

5. PELLINI

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La cara vecchia latta di caffè sprigiona profumi tanto intensi da portare le nostre aspettative alle stelle.

Non sarà la tazzina dei sogni, ma rilascia forti sentori di cioccolato fondente che in bocca si vanno ammorbidendo; un buon equilibrio per questa 100% arabica. Peccato sia poco persistente.

Insomma ci siamo illusi. Intendiamoci, è stato bello e intenso. Ma breve.

Prezzo al chilo: 15.96 euro

VOTO: 7.2

4. VERGNANO

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Per qualsiasi nota gustativa sull’assaggio vedere alla posizione precedente.

Ma nel caso di Vergano, probabilmente uno dei marchi più diffusi tra i banconi dei bar italiani, tutto viene intensificato; il richiamo si sposta sul cioccolato fondente, fino quasi a ricordare la fava di cacao, ben stemperato da una chiara nota acida.

Il gusto riempie la bocca e permane a lungo, proprio come vorrebbe chiunque non beva il caffè solo per darsi una svegliata. Saliamo decisamente di prezzo.

Prezzo al chilo: 15.96

VOTO: 7.5

3. ALCE NERO

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Il caffè del commercio equo e solidale meriterebbe un punto in più solo per il fatto di essere reperibile tra gli scaffali di un normale supermercato. Cerchiamo di precisare fornendovi un dato: tra quindici alternative presenti al Bennet, dove abbiamo fatto la spesa per la Prova d’assaggio, questo era l’unico caffè con la certificazione Fairtrade.

Ciò detto, la miscela per moka di Alce Nero è una 100% arabica proveniente dall’America Centrale, biologica. La tostatura è molto sensibile, ma non offusca un piacevole sentore floreale. Limpida l’acidità finale con un retrogusto dolce, da biscotto al miele.

Non molto corposo e come prevedibile manco economico.

Prezzo al chilo: 19,6 euro

VOTO: 8

2. ILLY

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Il cilindro di latta Illy riesce a farsi notare nei negozi di specialità dei centri storici cittadini, figuriamoci se non fa la differenza al supermercato. Anche per il prezzo, tuttavia, una spanna sopra gli altri.

Tornando al gusto, seppure nella versione per la moka –non di certo la più raffinata– Illy si esprime in una complessità di aromi sorprendente: una miscela di nove varietà di arabica.

Avvertiamo note di frutta secca, identificabili con la noce, una speziatura simile al cumino e, per finire, pepe verde. L’amaro riempie la bocca prima della sferzata di acidità finale; un bel gioco di equilibri.

Prezzo al chilo: 21,65 euro

VOTO: 8.5

1. LAVAZZA

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Tutto è classico e familiare, specie il pacchetto dorato che si nota sette scaffali più in là. Non paradisiaco come lo spot vorrebbe farci credere, ma di sicuro il meglio reperibile al supermercato se consideriamo il prezzo.

Lievemente speziato, tostato e molto rotondo, con una lieve punta di acidità: la miscela qualità Oro ha il sapore pieno che ci piacerebbe ottenere dall’estrazione casalinga con la moka, senza spendere un capitale e senza spremere le papille gustative per sentire qualcosa che non sia amaro e basta.

Una miscela 100% arabica equilibratissima.

Prezzo al chilo: 16 euro

VOTO: 9

Pasta integrale: Prova d’assaggio

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Integrale: intero, completo, sano, totale. Il dizionario italiano (Treccani) sembra voler assecondare un’associazione oggi sempre più automatica, quella tra le farine raffinate, 00 in testa, con un prodotto poco salubre, privato dei benefici micronutrienti, ridotto in pratica a solo amido, e con indice glicemico elevato.

La prevedibile conseguenza è che la pasta integrale conquista spazio negli scaffali dei supermercati. Anche se non si è ancora scrollata di dosso il pregiudizio che la vorrebbe meno buona, stopposa, più salutare che invitante.

Beh, lasciatecelo dire: sarà stato così in passato. Oggi, anche nella versione da supermercato, la pasta integrale regala buone soddisfazioni grazie a porosità e sapori intensi.

prova d'assaggio; pasta integrale

Nella Prova d’assaggio di oggi confrontiamo 6 marche di spaghetti integrali tra le più diffuse negli scaffali, tutte comprese in una fascia di prezzo simile.

6. BARILLA

prova d'assaggio pasta integrale; barilla prova d'assaggio pasta integrale; barilla

Supporter della pasta italiana più famosa nel mondo non arrabbiatevi. Non abbiamo nulla di personale contro Barilla, anzi.

E però, il nostro languore per lo spaghetto integrale non viene stimolato da questo aspetto insolitamente stinto e lucido. Intendiamoci, sostenere che non sia appetibile significa esagerare, ma è necessario il contributo generoso del condimento, altrimenti si fatica.

Di Barilla allora, invece di questo pacchetto rosso mattone (o è rosso integrale, you decide!), si preferisce la versione classica, vestita del rassicurante blu aziendale.

Il punto è che con quel 6.5% di fibre il concetto di integrale resta vago.

Un appunto sul prezzo: la pasta Barilla, rintracciabile sempre e ovunque, ha un costo troppo variabile. Parliamo di decimi, s’intende, ma con differenze eccessive. La pasta integrale, onnipresente anche lei, all’Esselunga costa 77 centesimi e al Pam l’abbiamo trovata a 1,15 euro.

Cottura: 8 minuti

Prezzo al chilo: 1,54 centesimi

VOTO: 5.5

5. RUMMO

prova d'assaggio pasta integrale; rummo prova d'assaggio pasta integrale; rummo

Gran bella confezione, complimenti. Con il sacchetto di carta color cucina dei sogni è impossibile non notare la pasta Rummo, azienda campana dall’ottima reputazione nella grande distribuzione.

Tuttavia la versione integrale, con gli spaghetti fibrosi dentro e ruvidi esternamente, stecca un po’ nel sapore, timido per non dire ben nascosto. E sì che la trafilatura al bronzo, evidenziata a chiare lettere anche sullo scontrino, aveva generato in noi aspettative alte.

Mettiamola così: la semola di grano duro proveniente da agricoltura biologica, la materia prima 100% italiana,  e il 7% di fibre non ci hanno intenerito. Anche se fanno indubbiamente piacere.

Cottura: 9 minuti

Prezzo al chilo: 3,38 euro

VOTO: 6.5

4. GAROFALO

Prova d'assaggio pasta integrale; gragnano Prova d'assaggio pasta integrale; gragnano

Con l’avvicinarci del podio la pasta diventa più ricca di fibre; forse la recente demonizzazione della farina “00” condiziona anche i nostri gusti nella percezione di ciò che è buono, benché la stella polare della Prova d’Assaggio di Dissapore resti la soddisfazione del palato.

Garofalo porta il contenuto all’8%, realizzando uno spaghetto “alla chitarra” dall’aspetto “grezzo” (nel senso di non lavorato) con semola biologica.

Peccato il sapore quasi univoco di crusca, e una certa mancanza di uniformità nella cottura. Abbiamo avuto cura di scolare gli spaghetti al quattordicesimo minuto, come suggerito dalla confezione, ma la parte esterna della pasta si è un po’ sfaldata al tatto, come fosse scotta, mentre il cuore fibroso è rimasto compatto.

Cottura: 14 minuti

Prezzo al chilo: 3,7 euro

VOTO: 7

3. DELVERDE

Prova d'assaggio pasta integrale; delverde Prova d'assaggio pasta integrale; delverde

Ebbene sì, abbiamo trovato lo spaghetto che non scuoce. E non è una frase fatta: rimane compatto a lungo, teso come una corda di violino.

Meno pubblicizzato di un tempo, il marchio Delverde occupa con molta dignità il suo spazio nello scaffale della grande distribuzione, peraltro a un prezzo concorrenziale considerando la certificazione bio. Perché anche quella costa, e chiaramente noi consumatori contribuiamo a pagare il rettangolo verde con la foglia stilizzata che compare sulla confezione.

A proposito, il pacchetto è compostabile, con tanto di marchio vegan (sottotitolo: “qualità vegetariana”).

Una bella scoperta; anche con un sugo pronto senza pretese ha superato marchi più blasonati, sia nella consistenza che per la capacità di amalgamarsi a olio e pomodoro.

Cottura: 8 minuti

Prezzo al chilo: 2.98 euro

VOTO: 7.5

2. LA MOLISANA

Prova d'assaggio pasta integrale; la molisanaProva d'assaggio pasta integrale; la molisana

Nei vari test della Prova d’Assaggio di Dissapore cerchiamo di tenere l’entusiasmo sotto controllo, ma il robusto “Spaghetto quadrato” de La Molisana ci ha realmente impressionati, tanto da meritarsi condimenti altisonanti e sempreverdi come la crema di scampi.

Scolando la pasta ci siamo accorti “che era lei” dal profumo di cereali e frutta secca. Nel piatto, al naturale, risulta bella e invitante. Sapore rustico, eleganza, niente aromi “cartonati”.

C’è tutto. Richiesta perentoria a La Molisana: aumentate il contenuto di fibre, questa pasta merita più di un misero 6.5%.

Cottura: 12 minuti

Prezzo al chilo: 2,78 euro

VOTO: 8.5

1. DE CECCO

prova d'assaggio pasta integrale; de cecco prova d'assaggio pasta integrale; de cecco

Anche questa volta De Cecco fa centro. Peraltro con uno spaghetto dal rapporto qualità prezzo conveniente.

Tanto per iniziare è ruvida (anche senza l’ausilio della trafilatura al bronzo) e più ricca di fibre, con il 7.5%, che è una discreta percentuale, superiore a quella presente in marche più costose. Poi è molto proteica: 14 grammi su 100 mandano in sollucchero anche i nutrizionisti più bacchettoni.

Parliamo anche di credibilità del colore, quel punto di marrone che ci fa dire: “Integrale? Okay, la mangio”. Lo spaghetto rimane sodo, effetto gomma non pervenuto.

Cottura: 12 minuti, al dente 10 (quelli di De Cecco la risolvono così)

Prezzo: 2.98 al chilo

VOTO: 9

Capsule di caffè: Prova d’assaggio

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Vi parlerò di caffè in capsula, ma senza alcun riferimento a George Clooney perché so che apprezzerete lo sforzo, cari lettori di Dissapore. Dirò, piuttosto, di come queste benedette capsule abbiano terremotato il mercato del caffè mettendo in discussione la magia di quello preparato con la moka, momento domestico sacrificato alla fregola di raggiungere nelle nostre abitazioni il livello del caffè preso al bar.

I numeri parlano chiaro: dal 2011 al 2016 il numero di famiglie che impiega le capsule è più che raddoppiato, passando da 1,5 a 3,6 milioni, con record dei consumi tra le famiglie under 35. Nonostante qualche problema di smaltimento della capsule.

Comodità, tecnologia, semplicità d’uso e marketing sono le chiavi del successo, a dispetto dei prezzi molto alti, specie se paragonati alla comune polvere per Moka.

Infatti, se sulla classica miscela domestica siamo intorno ai 15 euro al chilo, la gamma di prezzi delle capsule oscilla tra i 40 e gli 80 euro. Motivo in più per comprare a ragion veduta, magari utilizzando la Prova d’Assaggio di Dissapore.

Ci siamo orientati sulle cinque marche più diffuse. Per ciascuna abbiamo scelto una miscela “base” e il cosiddetto “top di gamma”. Ogni contendente ha ottenuto un voto finale dato dalla somma delle due degustazioni.

Nota tecnica, se così si può dire: la macchina impiegata per preparare i caffè è Nespresso, salvo in un caso. Ma vi spiegheremo dopo il perché.

PELLINI TOP

Arabica 100%

Il Cambridge Dictionary, nientemeno, spiega che “entry level” sta a indicare “la versione più economica o semplice di un particolare prodotto o servizio“.

Pellini Top –non poteva essere altrimenti visto il nome– parte con un prodotto ambizioso: miscela 100% arabica, prezzo al pubblico di circa 72 euro al chilo. Ma il colore della capsula è rossa, e fateci caso, nel commercio del caffè il colore rosso viene spesso associato al prodotto base.

Schiuma molto persistente, quasi una crema. Acidità contenuta, tostatura elegante al naso. Peccato che il sapore sia abbastanza piatto, il corpo poco morbido e poco sciropposo, il retrogusto pressoché inesistente. Sulla confezione leggo la scritta “espresso” e un po’ rimpiango quello della moka, fatto con lo stesso Pellini Top ma in polvere.

VOTO: 6

Prezzo: 3.60 euro (un caffè: 36 centesimi)

Supremo

Il caffè più costoso intercettato tra gli scaffali del supermercato, costa quasi la metà di un caffè al banco del bar (in alcune zone d’Italia si vende ancora a 80 centesimi). Scrigno elegantissimo con capsula grigio antracite, casomai il nome della miscela non rendesse abbastanza l’idea.

Se per “corpo” intendiamo il senso di cremosità che olii e zuccheri del caffè creano in bocca, Supremo ne ha da vendere, in mezzo a un generale e deludente effetto slavato, che sembra quasi una peculiarità del caffè in capsula. Molto complesso, al naso esprime l’acidità del ribes rosso e il fruttato denso delle noci dell’Amazzonia.

Curiosità: Pellini Top realizza anche una miscela per capsule in versione bio, che non abbiamo inserito nella Prova d’assaggio per rendere la sfida equa. Non tutti i contendenti si sono dati al biologico, almeno per ora. Ad ogni modo, ci è capitato di trovarla al Lidl.

Prezzo: 3,89 euro (un caffè: 39 centesimi)

VOTO: 8.5 | TOTALE PELLINI TOP: 14.5

KIMBO

Napoli

La miscela rossa Kimbo, in formato capsula, ci ha dato una certa soddisfazione. Mescolando arabica e robusta riesce a evidenziare un discreto corpo, senza peccare di astringenza, l’attrito tra lingua e palato causato dalle sostanze legnose del caffè.

Intenso, per la percentuale di robusta (non specificata), rilascia al naso un profumino che ricorda un biscotto integrale particolarmente grezzo. C’è anche una nota di pomodoro, certamente dovuta all’arabica.

La torrefazione di Napoli sceglie per i pacchetti di capsule una confezione molto elegante.

Prezzo: 3, 49 euro (un caffè: 35 centesimi)

VOTO: 7.5

Armonia

Il copione per vendere le diverse miscele di caffè è abbastanza prevedibile. Se c’è di mezzo la varietà robusta le parole d’ordine sono densità e carattere. Per una 100% arabica si punta invece su eleganza e equilibrio dei sapori, spesso associate a colori cangianti.

In questo caso si parla di “Armonia” colore oro su sfondo nero. 100% arabica, con un aroma floreale davvero molto piacevole a tratti associabile all’erba appena tagliata. Sempre tra gli aromi, una lieve buccia di pomodoro e una nota di pane appena sfornato.

Menzione d’onore alla schiuma, che tra dolcezza e tostatura ricorda lo zucchero di canna. Persistenza modesta, ahimè.

Prezzo: 3,49 euro (un caffè: 35 centesimi)

VOTO: 7.7 | TOTALE KIMBO: 15.2

VERGNANO

Cremoso

Okay, lo vedete da voi,  la confezione non spicca per buongusto, ma sul sapore Vergnano si conferma una garanzia.

Dentro la scatola, le capsule sono confezionate separatamente per conservare gli aromi. Conterà? Sarà solo suggestione? Sta di fatto che la complessità aromatica è il punto di forza del caffè: si va dallo speziato del pepe ai gusci di frutta secca tipo nocciola. Poi un lieve legnoso che dà sulla vaniglia e la nota di acidità che non guasta mai. Che poi è l’effetto che una miscela riuscita di robusta e arabica dovrebbe sortire.

Corpo morbido, schiuma persistente e finale amaro che non stona.

Prezzo: 3,49 euro (un caffè: 35 centesimi)

VOTO: 8

Arabica

Sulla faccenda conservazione degli aromi Vergnano è davvero zelante. Cambia addirittura il coperchio della capsula: di carta per la precedente miscela Cremoso, in plastica per questa “Arabica”. Dove Arabica è un nome di fantasia, visto che, riferisce la confezione, nella ricetta c’è un “pizzico di Robusta”.

Niente di male; anzi, la nota di legno che si percepisce arrotonda il quadro aromatico. Ma giocando con i nomi si rischia di creare confusione nei consumatori.

Rispetto al “Cremoso” il cappello di schiuma, ora di color caramello, è molto meno denso. Si fa largo il profumo floreale, aumentano l’acidità –fin troppo, a voler essere pignoli–, e la persistenza. A scapito del corpo, però.

Prezzo: 3,49 euro al chilo (un caffè: 35 centesimi)

VOTO: 7.8 | TOTALE VERGNANO: 15.8

LAVAZZA

Qualità rossa

No, non ci siamo sbagliati. La capsula è diversa perché fatta per la macchina “Lavazza A Modo Mio” che l’azienda torinese realizza apposta per i propri caffè. In nome della coerenza, non potevamo non inserire Qualità rossa, capsula “entry level” di Lavazza, anche se disponibile solo in questo formato.

Quindi abbiamo acceso l’altra macchina, quella che non è Nespresso (ce ne sono anche altre, ma le due citate sono le più diffuse), con questo risultato: una schiuma vagamente fulva, non molto persistente e un aroma di legno lampante. Il finale amaro è astringente, di lunga persistenza. Il corpo è piacevolmente rotondo e cremoso.

Prezzo: 5,99 euro (un caffè: 37 centesimi)

VOTO: 6.5

Carte Noire – Intense

Siete stupiti? Perché noi sì, lo siamo.

Nella gigantesca proposta di capsule Lavazza c’è anche questo marchio, in apparenza anonimo per quanto visibilmente lussuoso. La “Luigi Lavazza S.p.a.” sta nei titoli di coda, sul retro della sontuosa confezione, per chissà quale motivo forse legato a faccende di marketing: dopotutto queste capsule sono fatte per gli apparecchi di Nespresso, rivale di Lavazza.

Sta di fatto che Carte Noire “Selection exclusive”, nella versione “Intense”, neanche esageratamente costosa, batte tutti.

100% arabica, sfoggia un tripudio di frutti rossi e la dolcezza conturbante del miele di castagno, che sommata a una tostatura delicata e ai sentori di frutta secca associano i profumi al ricordo del torrone.

Prezzo: 3,39 euro (un caffè: 34 centesimi)

VOTO: 9.5TOTALE LAVAZZA: 16.5

NESPRESSO

Ristretto

Premessa: non entrate in un negozio Nespresso a inizio mese, o comunque quando nella vostra disponibilità c’è ancora l’intero stipendio. Vi pensate insensibili a certi richiami? Ricredetevi, il vostro libero arbitrio sarà messo a dura prova da una gamma di caffè ineguagliabile, dalla leziosità di certi commessi, dai caffè che offrono.

Nestlé incapsula quattro caffè monorigine, altrettanti decaffeinati e tiene in catalogo quattordici classici, tra espressi e “caffè lunghi”, senza farsi mancare le edizioni limitate. Capirete, ne sono certa, la difficoltà di selezionare due miscele per questa Prova d’assaggio.

Partiamo con un evergreen, Ristretto, miscela tra arabica (sudamericana e dell’Africa orientale, ci tengono a specificare) e robusta, prodotto d’attacco del marchio. Voialtri state pensando che la confezione sia tamarra ma non lo state dicendo, va bene, lo faccio io.

Tuttavia, la schiuma ha una densità agli altri contendenti sconosciuta, il corpo di questo caffè si ricorda a lungo e  la nota amara, per quanto ingentilita da aromi dolci, è molto marcata. L’effetto è quello del cioccolato fondente con oltre l’85% di cacao, per intendersi. Da un prodotto simile era lecito aspettarsi una persistenza maggiore.

Prezzo: 3,70 euro (un caffé: 37 centesimi)

VOTO: 9,7

Dharkan

Saliamo di prezzo con un arabica al 100% proveniente da America Latina e Asia. Nata come edizione limitata, questa miscela è stata inserita in catalogo al pari delle altre. Evidentemente è piaciuta parecchio.

La sua caratteristica peculiare in bocca è di risultare molto tostato, al punto da appiattire il ventaglio aromatico che si era prospettato. La nota acida tipica dell’arabica è quasi assente al naso, ma risulta lampante nel retrogusto, molto persistente.

Evabbè, ci aspettavamo di meglio.

Prezzo: 4,3 euro (un caffé: 43 centesimi)

VOTO: 7 | TOTALE NESPRESSO: 16,7

Cereali da colazione: Prova d’assaggio

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Ve l’hanno già detto tutti, Dissapore compreso, ma ci ripetiamo volentieri: non date retta alla pubblicità.

Sarà anche vero che una colazione a base di latte (o yogurt) con i cereali apporta ferro, calcio e vitamine. Peccato che gli spot sorvolino sulla quantità di zuccheri e di sale, spesso eccessiva, a volte abnorme.

Diffidate dunque dalle snelle silhouette disegnate nelle confezioni, soffermarsi qualche secondo in più a leggere la lista degli ingredienti vale sempre la pena, in questo caso ancora di più.

Per questa Prova d’assaggio, abbiamo considerato quattro categorie di cereali: corn flakes, classici (integrali o simil-integrali), muesli e barrette con cioccolato. Per ciascuna, abbiamo poi selezionato i tre marchi più reperibili.

Kellogg’s e Nestlé, i due giganti del settore, sono presenti in (quasi) tutte le categorie, accanto a un altro contendente di volta in volta diverso, ma capace di ritagliarsi la sua fetta di mercato.

CATEGORIA CORN FLAKES

Contendenti: Nestlè Corn Flakes, Kellogg’s Corn Flakes, Misura Dolcesenza

MISURA

Cara Misura, croce e delizia delle nostre diete a base di fibre, ci hai provato. Il tentativo di far concorrenza all’invincibile binomio Kellogg’s – Nestlé non può che essere apprezzato, ma il risultato lascia a desiderare.

E non va meglio con la tabella nutrizionale di questi corn flakes, 7 grammi di proteine e 7 grammi di grassi all’etto sono parecchi.

Anche passando al sapore, stella polare delle valutazioni di Dissapore, i noti competitor restano imbattuti. Chiudiamo un occhio sull’aspetto, oltremodo stinto e triste persino per un corn flakes, ma la fastidiosa sensazione dolciastra presente anche nel retrogusto, è davvero eccessiva.

Chissà se è per via del maltitolo, il dolcificante naturale che sbuca dalla lista ingredienti insieme a: mais (98%), fibra solubile da amido di frumento, fibra solubile da amido di frumento, estratto di malto d’orzo, sale, emulsionante (leticina di girasole).

Nel latte, perde croccantezza prima degli altri contendenti.

Prezzo: 2,99 euro (per 350 grammi)
Prezzo al chilo: 8,54 euro

VOTO: 6.5

NESTLÉ

Nesté arriva secondo ai corn flakes ben tostati e dalla fragranza incontestabile. Peccato che all’apertura del sacchetto il sentore di pop corn sia quasi fastidioso.

La resa nel latte migliora: diciamo che prima di diventare gommosi i fiocchi impiegano almeno trenta secondi. Quindi non male.

Ingredienti: farina di mais (99,8%), zucchero, sale, destrosio, sciroppo di zucchero di canna parzialmente invertito, correttore d’acidità (fosfati di sodio), vitamine (niacina, acido pantotenico, riboflavina, vitamina B6, acido, folico).

Prezzo: 2,39 euro (per 375 grammi)
Prezzo al chilo: 6,37 euro

VOTO: 7.5

KELLOGG’S

L’originale, quello che ha fatto storia. I corn flakes inventati da John Harvey Kellogg, medico e Avventista del settimo giorno, poco incline ai piaceri crapuloni, che li incluse nella sua dieta vegetariana. A fondare Kellogg’s è stato il frayello Williams, trasformando un regime alimentare in una multinazionale.

Ancora oggi è la migliore proposta tra i grandi marchi. Effetto croc inimitabile, e nonostante i fiocchi di mais siano distanti dal concetto di gola, questo è l’unico prodotto che ha modificato la degustazione in una vera scofanata.

Ingredienti: Ingredienti: mais (98%), zucchero, aroma di malto d’orzo, sale, vitamine (niacina, B6, B2, acido folico, D, B12) e ferro.

Prezzo: 1,79 euro (per 250 grammi)
Prezzo al chilo: 7,16 euro

VOTO: 9

CATEGORIA CEREALI “INTEGRALI”

Contendenti: Nestlè Fitness, Kellogg’s Special K, Kellogg’s Nice Morning

KELLOGG’S

Special K, linea di Kellogg’s che strizza l’occhio a chi vuole stare in forma, è arcinoto per il suo cereale da colazione classico, grezzo, da molti conosciuto nella versione con fiocchi di cioccolato.

Il fiocco semi-integrale non è un campione di gusto. Più sottile e meno saporito del rivale Nestlé, lo special K base insiste troppo sul sapore di riso soffiato per essere un vero integrale, pur mantenendosi insipido e vagamente stopposo com’è tipico della crusca.

Ingredienti: riso (46%), frumento integrale (37%), zucchero, orzo (5%), farina di frumento d’orzo (3,5%), aroma di malto d’orzo, sale, vitamine (B2, B1, B6, acido folico, D, B12) e minerali (ferro, zinco). Fibre? Solo il 4,5%.

Quanto agli zuccheri, siamo a livelli altissimi: il 15%.

Prezzo: 2,19 (per 300 grammi)
Prezzo al chilo: 7,30 euro

VOTO 6

NESTLÉ – FITNESS

Nestlé, furba come sempre, riporta sulla confezione il motto “Tutta la bontà dei cereali integrali”, nonostante il prodotto sia integrale solo in parte.

Buono il sapore, con l’effetto glassato che aumenta la croccantezza, più una notevole fragranza.

La lista ingredienti è migliore: frumento integrale (56,3), riso (36,9%), zucchero, sciroppo di zucchero di canna parzialmente invertito, estratto ti malto d’orzo, sale, sciroppo di glucosio, correttore di acidità (fosfati di sodio), antiossidante (estratto ricco di tocoferolo). Vitamine e minerali: niacina, acido pantotenico, roboflavina, vitamina B6, acido folico, carbonato di calcio e ferro. 6,8 grammi di fibre, che non sono poche. Purtroppo, però, 11,8 grammi di zuccheri.

Prezzo: 3,29 euro (per 450 grammi)
Prezzo al chilo: 7,31 euro

VOTO: 7

KELLOGG’S – NICE MORNING

Cereali integrali finalmente degni di questo nome. Perché non sono le silhouette stilizzate e i richiami alla salubrità nelle confezioni a fare una tabella nutrizionale come si deve.

Quindi, pur avendo già citato la celebre multinazionale nella categoria dei cereali integrali con un altro prodotto, inseriamo anche questo, e al primo posto, in virtù della sua (relativa) salubrità.

Profilo nutrizionale passabile con il 15 % di fibre, ma pure il 14% di zuccheri, ben oltre il consentito per un prodotto che aspira a essere sano. Grezzi, particolarmente spessi e croccanti superano la prova del sapore nonostante l’alta percentuale di crusca e rendono bene nel latte. Altro bonus per il prezzo conveniente.

Ingredienti: frumento integrale (66%), crusca di frumento (21%), zucchero, farina di avena (6%), sciroppo di glucosio, aroma di malto d’orzo, sale, aroma naturale, vitamine (niacina, B6, B2, B1, acido folico, D, B12) e ferro).

Prezzo: 1,36 (per 375 grammi)
Prezzo al chilo: 3,63 euro

VOTO: 8.5

CATEGORIA MUESLI

Contendenti: Kellogg’s Extra, Cameo Vitalis, Mulino Bianco Gran Cereale

CAMEO – VITALIS

Ricorda il sapore dolciastro dei pezzetti di cioccolato, scaglie miste al latte (7%) e fondente (8%), troppo zuccherose anche se ben proporzionate rispetto agli altri ingredienti: fiocchi integrali di avena (46%), zucchero, olio di palma, sciroppo di glucosio, germe di grano essiccato, farina di grano tenero, farina di riso, miele, farina integrale di grano tenero, sale, estratto di malto d’orzo disidratato, latte scremato in polvere, aromi.

Ora, sapete che nelle confezioni gli ingredienti non sono indicati a caso, ma per ordine decrescente di quantità.

Se lo zucchero è al secondo posto, è doveroso nei confronti del nostro indice glicemico un consulto della tabella nutrizionale: 25 grammi di zuccheri su 100. Uno sproposito. In pratica i fiocchi d’avena sono tenuti insieme dallo sciroppo, alla faccia dello stretching esibito nella scatola. E sono anche costosi.

Prezzo: 2,85 euro (per 300 grammi)
Prezzo al chilo: 9,50 euro

VOTO: 5

KELLOGG’S – EXTRA

“Ora con più cioccolato” grida la confezione. Ma di cioccolato ce n’è ben poco e per giusta le scaglie di fondente, dal buon sapore, si raggruppano sul fondo del sacchetto visto che pesano più dei fiocchi.

I cereali sono raggrumati e le nocciole rasentano il profilo “inodore e insapore”, comunque è un muesli fragrante e meno zuccherato del precedente (ci assestiamo comunque su valori molto alti, 21 grammi su 100).

Ingredienti: fiocchi d’avena (47%), zucchero, olio di palma non idrogenato, pezzi di cioccolato (11%), grassi del latte, emulsionante (lecitina di soia), farina di frumento, nocciole (3%), cocco disidratato, melassa, sale, estratto di malto d’orzo, cannella, vitamine (niacina, B6,B2,B1, acido folico, B12) e ferro.

Prezzo: 2,17 euro (per 375 grammi)
Prezzo al chilo: 5,8 euro

VOTO: 6.5

MULINO BIANCO – GRAN CEREALE

Quel “- 60% di grassi” a caratteri cubitali nella confezione attira l’attenzione. La scritta prosegue così: “rispetto alla media della categoria muesli e cereali croccanti più venduti”.

Lasciando perdere la costruzione grammaticale, controlliamo subito. Impieghiamo come parametri i muesli precedenti, che sono anche i più comuni. I Kellogg’s Extra dichiaravano in tabella nutrizionale 25 grammi di grassi su 100, mentre i Vitalis della Cameo 21 grammi.

I Gran Cereale Mulino Bianco contengono il 7.4% di grassi. Benè, la verità è un buon presupposto. Ma sulla faccenda degli zuccheri questo “mix di cereali croccanti e cioccolato” si guarda bene dall’ostentare alcunché: 22 grammi, in perfetta media con i contendenti.

L’aspetto è grezzo e il profumo piacevolmente tostato, siamo lontani dai tediosi sentori dolciastri, inoltre c’è una buona varietà, come conferma la lista ingredienti: 30% di cereali croccanti (frumento integrale, avena integrale, riso, estratto di malto d’orzo, orzo soffiato, oligofruttosio, olio di girasole, aroma, sale), 30% di cereali croccanti con cacao (avena integrale, riso, frumento integrale, zucchero, orzo soffiato, estratto di malto d’orzo, oligofruttosio, olio di girasole, cacao magro, sciroppo di glucosio, sale, aroma), 28% di fiocchi di riso e frumento integrale (riso, frumento integrale, zucchero, glutine e germe di frumento, latte scremato in polvere, amido di frumento, sale, malto d’orzo, agenti lievitanti ed emulsionanti), cioccolato (12%).

L’effetto al palato è un alternarsi di consistenze e il cioccolato, per quanto non abbondante in percentuale, rende parecchio.

Prezzo: 1.97 euro (per 300 grammi)
Prezzo al chilo: 6,57 euro

VOTO: 9

CATEGORIA BARRETTE AL CIOCCOLATO

Contendenti: Kellogg’s Special K, Nestlè Fitness, Hero Light

HERO

Hero, che sfida sullo scaffale del supermercato i mastodonti Kellogg’s e Nestlé, fa anche barrette “normali”, insomma più caloriche, troppo lontane dalle Fitness e dalle Special K per essere prese in considerazione. Anche la versione della Gran Cereale si discosta da questo genere di prodotto: barrette di muesli da 35 grammi, dai valori nutrizionali simili a quelli della confezione vista nel precedente match. Insomma, un’altra cosa.

Per barrette intendiamo merendine spezza-appetito da circa 20 grammi, tre morsi di cereali tenuti insieme, quando va bene, dal miele. La versione più venduta al cioccolato, che nel caso di Hero è caramellosa e compatta, ostenta l’assenza di zuccheri aggiunti per poi rifilarci uno snack dolciastro.

Rieccolo, il maltitolo (che ricordiamo, è un dolcificante naturale) questa volta al primo posto nella lista degli ingredienti e seguito da: 12% di fiocchi di cereali integrali tostati (oro, frumento), fiocchi di frumento integrale, fiocchi di frumento integrale al cacao, 9% di cioccolato al latte con edulcorante, 8% di fiocchi di mais, arachidi tostate, grasso di cocco, stabilizzante (glicerolo), sale, emulsionante (lecitina di girasole), aroma naurale di cocco con altri aromi.

L’1,9% di zuccheri è una buona percentuale, così come il 7.4% di proteine è interessante per una barretta che si ripromette di tenerci in forma. Ma con il sapore non ci siamo proprio.

Calorie a barretta: 67

Prezzo: 1,99 (per 6 barrette da 20 grammi)

VOTO: 5

NESTLÉ – FITNESS

Come sono fotogenici i prodotti nelle confezioni. Prendete la barretta Fitness: vedete la base di cioccolato, che sembra far concorrenza alla glassa della migliore torta Sacher di  Vienna?

Ecco, non esiste. Una volta scartato lo snack si riduce a un velo sottile piuttosto dolciastro. La consistenza della barretta, in sé, non è male; abbastanza croccante e dal sapore mielato alterna pochi cereali al cioccolato. Retrogusto dolciastro, al solito.

Ingredienti: 48,2% di cereali (frumento integrale, riso, farina di frumento integrale, farina di mais, farina di riso), 17% di cioccolato, poliricinoalenato di poliglicerolo, aromi naturali, sciroppo di glucosio, zucchero, sciroppo di zucchero invertito, estratto di malto da orzo, umidificante (glicerolo), oli vegetali (palma, girasole), vitamine e minerali (carobanot di calcio, ferro, niacina, acido pantotenico, vitamina B, acido folico, riboflavina), sciroppo di zucchero di canna parzialmente invertito, sale, cacao in polvere, emulsionante (lecitina di girasole) correttore di acidità, aromi naturali, cacao magro in polvere, antiossidante, destrosio.

Un discreto 6% di fibre e 6% di proteine e uno sconvolgente concentrato di zuccheri: il 27,8%.

Calorie per barretta: 90

Prezzo: 3,29 euro (per 8 barrette da 23,5 grammi)

VOTO: 6

KELLOGG’S – SPECIAL K

La soddisfazione del palato parte dagli occhi, e dunque la barretta Special K parte bene. Celebre, imitata, poco appiccicosa non presenta ghirigori di simil-cioccolato sulla superficie, solo la base fondente.

Il mix di cereali è ben dosato, le pepite di cioccolato non sono dolciastre, non restano in bocca retrogusti al limite del nauseante. 6,8 grammi di proteine e ben 9,6 di fibre. 25 grammi di zucchero su 100, non se ne esce.

Ingredienti: 32% di cereali integrali (frumento e avena), 13% di cioccolato, 11% di cereali croccanti (farina fumento integrale, farina di riso, zucchero, farina di malto d’orzo, farina di frumento maltato, sale, olio di colza non idrogenato, stabilizzante (carbonato di calcio), emulsionante (lecitina di soia), sciroppo di glucosio, fibra di mais, zucchero, fruttosio, pezzi di cioccolato fondente (2%), umettanti (sorbitolo, glicerolo), olio di palma non idrogenato, destrosio, sale, aroma di malto d’orzo, aroma, emulsionante, latte, antiossidante, vitamine (niacina, B6, B2, B1, acido folico, B12) e ferro.

Calorie a barretta: 85

Prezzo: 1,83 (per 8 barrette da 21 grammi)

VOTO: 7.5

Uova di Pasqua al cioccolato: Prova d’assaggio a Torino

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Ogni anno la stessa storia. Sembra facile scegliere l’uovo di Pasqua ma non è così. Cosa privilegiare? La qualità del cioccolato, il prezzo, la sorpresa?

Siete fuori strada se pensate a un mercato poco significativo, nel mese che precede la Pasqua gli italiani spendono circa 350 milioni di euro, con un prezzo medio delle uova –che pesano in media tra 180/220 grammi– di 8euro, ovvero 40euro al chilo. Mica poco.

In generale la qualità del cioccolato è maggiore quando la percentuale di cacao è più alta. E più pregiato è il cioccolato meno sono gli ingredienti. Diffidate da siero di latte, aromi e ovviamente grassi vegetali. Specie dagli oli tropicali come olio di palma o di colza.

 

Indecisi anche noi su quale Prova d’Assaggio dedicare questa volta all’uovo di Pasqua, siamo stati a Torino, dove un tempo ogni via pretendeva d’avere la sua cioccolateria, per un confronto all’ultima percentuale di cacao tra i migliori artigiani della capitale del cioccolato italiano.

Oggetto del test è la semplicità, o per meglio dire l’uovo classico, al cioccolato fondente, senza ricami, svolazzi o sapori in aggiunta. Si comincia.

6. PEYRANO

Una delle pasticcerie storiche di Torino, aperta da Antonio Peyrano nel 1915.

L’incarto dell’uovo di Pasqua sembra fermo a quel periodo, se non fosse per il coniglietto di peluche. Confezione comunque ultra classica. Al laboratorio di Corso Moncalieri 47, con vetusta vetrina di gianduiotti e tavolette, ci hanno spiegato che nonostante il pupazzo questa è la versione per adulti.

Bisogna dire che per 190 grammi di uovo (dimensione minima) si spende un bel gruzzolo, e che nel valutarlo abbiamo dovuto per forza tenerne conto.

Liberato l’uovo dall’incarto prevale un intenso aroma di vaniglia. Al tatto il cioccolato dalla finitura grezza regala sensazioni gradevoli, peccato che al sapore pieno segua un retrogusto allappante a causa della bassa percentuale di cacao: solo il 51%, poco per un cioccolato fondente con più di qualche pretesa.

INGREDIENTI: Cacao 51%, zucchero, burro di cacao, emulsionante (lecitina di soia), bacche di vaniglia Bourbon.

Capitolo sorpresa. Apro con la fiducia della ragazzetta a cui hanno spiegato che il vino buono sta nelle botti piccole, e le sorprese migliori nei piccoli involucri. Bufala, post-verità, come diciamo oggi? Beh, un po’ sì, come conferma questo braccialetto di bigiotteria con elastico. Roba da Cioè.

PREZZO: 33, 5 euro (uovo da 190 grammi)
VOTO: 6.5

5. VENCHI

Menzione d’onore al sapore rotondo del sempre ottimo cioccolato Venchi, che in questo caso prevede il 56% di cacao. La dolcezza contenuta è un invito a continuare, fermarsi dopo un quarto di uovo è piuttosto complicato.

Persistenza breve, astringenza modesta (l’attrito tra lingua e palato causato dalle sostanze legnose del cioccolato) e un vago sentore di caffè, bilanciato dall’aroma di vaniglia che strizza l’occhio qui e là.

INGREDIENTI: massa di cacao, zucchero, burro di cacao, emulsionante (lecitina di soia), aroma di vaniglia naturale.

La sorpresa potrebbe essere un portachiavi o l’orecchino da naso di una mucca agghindata a festa. Giudicate voi. Noi speravamo meglio.

PREZZO: 30 euro (per 220 grammi)
VOTO: 7

4. GUIDO CASTAGNA

Confezione deliziosa, che come da copione richiede cinque minuti per essere scartata, vorrete mica rovinare un uovo del genere?

Esponente torinese del “bean to bar” (dalla fava di cacao alla tavoletta di cioccolato, l’espressione usata dagli anglosassoni per dire che il cioccolatiere controlla tutta la filiera del suo prodotto), Guido Castagna piazza nientemeno che un pallet in miniatura al posto del solito cono, per sostenere il prezioso ovale.

Cioccolato fondente con il 64% di cacao dalla spiccata acidità, avvertibile fin dall’ingresso in bocca. L’amaro del retrogusto avvolge il palato, il modo in cui si scioglie il cioccolato è un piacere a parte.

Cioccolato duttile, fondente ma morbido, che per la nota tostata dovuta all’impiego dello zucchero di canna ricorda il gianduiotto.

Meno apprezzabile la sorpresa trovata all’interno, della serie consigli per gli acquisti”.

Un mazzo di carte per giocare a Memory con le immagini dei prodotti più celebri di Castagna. Anche no, grazie.

PREZZO: 18 euro (per 180 grammi)
VOTO: 7.5

3. STREGLIO

Si chiama Streglio “dal 1924”, ma non è più quella del 1924. O meglio, l’azienda che i torinesi non più giovanissimi ricordano per la produzione industriale di cioccolato si è (ri)convertita al mondo artigianale, con un cioccolatiere –Salvatore Minniti– che arriva dal laboratorio del celebre Domori.

L’uovo di Pasqua è una sorpresa autentica. Niente aromi, produzione controllata dalla fava di cacao al prodotto finito, confezione curata e un sapore che si distingue; la nuova Streglio ha le carte in regola per stare in questa Prova d’Assaggio.

Colore scuro dovuto alla percentuale di cacao, particolarmente elevata (70%), l’aroma è così intenso da ricordare il caffè, la superficie grezza e corrugata si percepisce sotto i denti. Un uovo al cioccolato per adulti.

INGREDIENTI: pasta di cacao, zucchero, burro di cacao, emulsionanti (lecitina di soia).

Ancora un braccialetto (il secondo di oggi). Questa volta motivazionale, sulla scia di quelli di stoffa che si vedevano ovunque nelle spiagge tempo fa, inneggianti alla pace o alla forza interiore. Questo invita a essere entusiasti per ciò che si fa.

Neanche Streglio si è sprecata con la sorpresa, che finora è comunque la migliore. Addirittura indossabile.

PREZZO: 29 euro (per 420 grammi)
VOTO: 7.8

2. DOMORI

Domori: la raffinatezza abita qui. All’insegna del “meno è meglio” il noto marchio fondato da Gianluca Franzoni leva pellicole, carte chiassose e cordini fluo. La confezione è una custodia che protegge l’uovo di Pasqua con elegante piedistallo dorato. Non sarebbe fuori luogo in un museo del cioccolato.

Non è facile, credeteci, esprimere equilibrio e rotondità di gusto quando s’impiega il 75% di cacao, che è rigorosamente Criollo, coltivato nelle piantagioni venezuelane della stessa Domori, proprietà di Illy. E’ raffinata persino l’acidità percepibile nel retrogusto, ricorda il ribes.

INGREDIENTI: pasta di cacao Criollo, zucchero di canna, burro di cacao, emulsionante (lecitina di soia).

Incarti pacchiani a parte, quelli di Domori hanno avuto una bella pensata sul cadeau. Me li immagino, alla riunione del lunedì: “Che sorpresa mettiamo nell’uovo, idee?”. Il più brillante cervello del marketing butta lì la proposta: “I nostri gianduiotti?”.

Fategli sapere che Dissapore ha apprezzato; meglio di tanti oggetti raccogli-polvere.

PREZZO: 24,90 euro (per 150 grammi)
VOTO: 8

1. GUIDO GOBINO

Bambino che riesci ad apprezzare la complessità di questo cioccolato, sappilo, hai tutta la mia stima. E’ così, diamine, che si allevano (e allenano) le nuove generazioni gastrofanatiche, l’amato artigiano torinese Guido Gobino lo sa bene.

Un cioccolato fondente che mescola tre diverse fave, con una percentuale di cacao del 63%, impiegato dall’artigiano torinese in altre uova dal design raffinato con tanto di decorazioni artistiche.

Spicca e persiste l’amaro, insieme a una speziatura delicata, mentre restano in bocca sentori di frutta secca e un’acidità lievemente pungente. Soprassediamo sul 40% di lipidi intravisti in etichetta: siamo a Pasqua, non guardiamo a queste cose. Peraltro l’effetto al palato è tutt’altro che grasso; l’astringenza finale è da applausi.

INGREDIENTI: massa di cacao, zucchero di canna, burro di cacao.

La sorpresa sbaraglia la concorrenza: una costruzione firmata Quarcetti, l’azienda torinese di giocattoli. Non ci siamo divertiti a far girare il coniglio né l’albero di mele la manopola, ma è stato meglio che scartare un portachiavi.

PREZZO: 36 euro (per 560 grammi)
VOTO: 9

Colomba di Pasqua: Prova d’assaggio

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Autocitarsi non è elegante ma Dissapore l’aveva detto quattro anni fa che “la distanza tra colomba di pasticceria e industriale si va assottigliando, non è più abissale come una volta”.

E la tendenza della grande distribuzione a ostentare lieviti madre, canditi squadrettati grossolanamente e glasse artigianali era solo all’inizio.

Per fare il verso agli Eataly di turno e alle gastronomie di quartiere che non ci sono quasi più, le grandi catene strizzano l’occhio al consumatore medio-evoluto, se non proprio gastrofighetto.

Il mondo è gourmet anche al supermercato, e noi tutti siamo in egual modo gourmettizzati.

Così, per la consueta Prova d’assaggio prima di Pasqua, abbiamo pensato alle colombe industriali che anche i fini intenditori, tutto sommato, potrebbero comprare, pagandole tra gli 8 e i 13 euro.

Per aiutarci nel giudizio, abbiamo impiegato la stessa scheda di valutazione dei giurati di Regina Colomba, la principale manifestazione italiana sulle colombe di Pasqua., benché in quel caso i lievitati fossero soltanto artigianali.

6. BAULI

Abbiamo assaggiato, assaggiato di nuovo e, dopo un paio di giorni, riassaggiato il dolce per non essere avventati. Ma il sapore di brioche della colomba Bauli, celebre industria di lievitati da colazione, era sempre al suo posto.

Non sappiamo se è una faccenda di impianti di produzione oppure una scelta precisa, ma l’identità del pan brioche è evidente anche guardandola questa colomba, con una presenza modesta di canditi, leggermente gommosi.

Altrettanto evidenti sono i problemi di lievitazione, con l’impasto addensato nella parte superiore del dolce, lievemente schiacciata. Il prezzo, almeno, è contenuto.

INGREDIENTI: farina di grano tenero di tipo “0”, zucchero, uova fresche, scorze d’arancia candite (14,5%), burro, granella di zucchero (6,7%), lievito naturale (glutine), mandorle (2,7%), emulsionanti (mondo e digliceridi degli acidi grassi), olio di semi di girasole, farina di riso, albume d’uovo in polvere, latte scremato in polvere, sale, aromi.

Prezzo: 9,99 euro (per un chilo)

Esame visivo esterno 6/10
Esame visivo interno 5/10
Esame olfattivo 18/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 22/35
Corrispondenza all’idea del dolce 7/15

VOTO: 58

5. BALOCCO

L’incarto di plastica è abbastanza stucchevole, da casa delle bambole, mentre il termine “L’originale” ostentato in etichetta suona stravagante dal momento che nella ricetta originale l’uvetta, inclusa nel dolce, non c’è.

Estratta dalla confezione la colomba Balocco, celebre azienda di Fossano (CN), non risulta molto invitante nella “crosta” avara di zucchero, anche se al taglio le cose migliorano.

Canditi gommosi e non adeguati a questa fascia di prezzo, profumo aggressivo, ma almeno la filatura, ovvero l’effetto filante della pasta visibile malgrado la cottura, è discreta e il sapore complessivo discreto.

INGREDIENTI: farina di frumento, scorze d’agrumi candite (12,5%), glassa alle nocciole, burro, zucchero, tuorlo d’uova fresche, lievito madre naturale (frumento), granella di zucchero (6,2%), uva sultanina (3,6%), mandorle (2,5%), sciroppo di zucchero invertito, latte fresco pastorizzato (1,8%), emulsonanti (mono e digliceridi degli acidi grassi), sale, aromi.

Prezzo: 8,49 euro (per un chilo)

Esame visivo esterno 5/10
Esame visivo interno 8/10
Esame olfattivo 18/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 27/35
Corrispondenza all’idea del dolce 5/15

VOTO: 63

4. PALUANI

La più economica in questa fascia di prezzo intermedia tra le colombe low cost dei supermercati e quelle artigianali sfornate dalle pasticcerie, non ambisce al primato per aromi e sensazioni tattili.

Abbondante (il fatto che pesi un chilo e mezzo aiuta a mantenere il prezzo basso), dalle fattezze un po’ grossolane, si dimostra ben alveolata e senza squilibri aromatici. Soprattutto, sa di colomba, a differenza delle due precedenti.

Solo un appunto: il candito, è stato candito? Perché somiglia alla scorza d’arancia zuccherata, forse risultato di un lavoro frettoloso.

INGREDIENTI: farina di frumento, uova fresche, scorze di agrumi canditi, zucchero, burro, glassa, granella di zucchero, lievito naturale (frumento), latte fresco intero pastorizzato, mandorle, emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi), sale, burro di cacao, aromi.

Prezzo: 9,49 euro (per un chilo e mezzo)

Esame visivo esterno 6/10
Esame visivo interno 7/10
Esame olfattivo 23/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 25/35
Corrispondenza all’idea del dolce 13/15

VOTO: 74

3. VERGANI

Equilibrata nella pasta, secca ma non asciutta, la filatura svolta correttamente regala una consistenza perfetta.

Peccato per l’alveolatura limitata, perché anche i canditi sono morbidi e saporiti, e l’aspetto esterno davvero piacevole. Come non ricordare allora che Vergani produce anche la colomba della linea Sapori e Dintorni di Conad, venduta a un prezzo inferiore.

INGREDIENTI: farina di grano tenero tipo “0”, scorze d’arancia candite (20%), zucchero, glassa (11%), burro, acqua, tuorlo d’uovo, lievito naturale, mandorle (2%), emulsionanti, miele, latte scremato in polvere, burro di cacao, sale, aromi.

Prezzo: 9,99 euro (un chilo)

Esame visivo esterno 10/10
Esame visivo interno 8/10
Esame Olfatto 20/30
Esame olfattivo/gustativo/ tattile 25/35
Corrispondenza all’idea del dolce 14/15

VOTO: 77

2. GALUP

Poteva essere il migliore acquisto di questa Prova d’Assaggio. Invece Galup, storica azienda di Pinerolo (TO), è scivolata sulla buccia di banana della glassa, perdendo il primo primo posto che, pensavamo di assegnargli.

Confezione vintage, quasi austera, il prezzo più alto del lotto e la dicitura colorata di bianco, rosso e verde: “40 ore di lievitazione lenta, tre fasi d’impasto”. Ma, come detto, la glassa ben suddivisa tra mandorle e zucchero, ha ceduto lievemente, con ricaduta (ma il termine corretto sarebbe “caduta”) anche sull’aspetto interno.

Una matassa di zucchero si concentra sul fondo della colomba, così ben alveolata e profumata da far pensare a un dolce artigianale. In bocca non lascia molti ricordi mentre il tatto è perfetto e, soprattutto, chiudendo gli occhi per non pensare a ciò che abbiamo di fronte, strappando un pezzo e masticandolo è proprio una buona colomba che viene in mente.

La lista ingredienti è la migliore del lotto: farina di grano tenero di tipo “0”, scorze di arancia candite (18%), zucchero (11%), burro (9,5%), tuorlo di uova fresche di categoria A (7%), emulsionanti (mono e digliceridi degli acidi grassi), lievito naturale (2%), latte intero (1%), sale, aromi.

Prezzo: 12.99 euro (per un chilo)

Esame visivo esterno 9/10
Esame visivo interno 9/10
Esame olfattivo 28/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 30/35
Corrispondenza all’idea del dolce 15/15

VOTO: 91/100

1. TRE MARIE

La morbidezza del candito, irregolare e copioso, oltre alla mandorla buona, che ancora si conserva croccante, sono i due fattori principali che fanno prevalere la colomba Tre Marie. A eccezione di una lieve ammaccatura, l’aspetto è armonioso.

Un po’ del profumo della glassa, che ricorda un amaretto molto dolce, invade la pasta, già piacevolmente aranciata. Filatura eccellente, senza sfociare nella morbidezza da marsh mallow di moda tra molti lievitati artigianali.

Bella, e al giusto prezzo.

INGREDIENTI: farina di frumento, scorza di arancia candita (15%), granella di zucchero (11%), glassatura (10%, zucchero, burro, tuorlo d’uovo fresco, lievito naturale (frumento), mandorle intere (3,5%), emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi), siero di latte in polvere, sale, aromi naturali.

Prezzo: 10,99 (per un chilo)

Esame visivo esterno 9/10
Esame visivo interno 9/10
Esame olfattivo 28/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 33/35
Corrispondenza all’idea del dolce 14/15

VOTO: 93

Le migliori cassate siciliane di Palermo: Prova d’assaggio

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Gli abbonati al club dei trigliceridi da questa parte, grazie. Altri lettori da allertare: chi mollerebbe tutto seduta stante per fuggire a Palermo, infilandosi volentieri nella prima pasticceria.

Ma che dico la prima!

Siamo su Dissapore, diamine. Dove oggi si celebra il rito raffinato e barocco –poteva esistere un post sul tema senza l’aggettivo barocco?–, al contempo allegro e variopinto della cassata siciliana, e delle 9 più voluttuose pasticcerie palermitane.

 

Se il cannolo, proposto ovunque nell’Isola, identifica il carattere dei siciliani (a proposito, avete letto la nostra classifica palermitana?) la cassata, di origine greca, quando era un dolce di ricotta e formaggio mescolati al miele, trasformato dai romani in focaccia, ne rappresenta lo stile, con Palermo come massima espressione: capu di Regnu per capirsi.

Ecco perché siamo andati nel capoluogo con l’idea di proporvi questa pomposa prova d’assaggio.

Abbiamo valutato: ricotta, gocce di cioccolato, pan di Spagna, glassa, canditi e marzapane. E soprattutto sapore, dove le differenze tra i contendenti sono sottili, e bella presenza, con disparità in questo caso più evidenti. Ragione per cui abbiamo premiato anche la cassata siciliana più bella.

NEW PARADISE

Pasticceria molto frequentata da palermitani e turisti di ogni età che ne apprezzano dolci e gelati da consumare sul posto (che è pure gastronomia e pizzeria) o da portare via per un consumo più appartato.

Confezionata in una scatola elegante che gioca con i toni del marrone, la cassata del locala aperto in città dal 1978 ha un aspetto raffinato e invitante.

La frutta candita è abbastanza morbida, la glassa sottile ma non sciolta. Se il sapore della ricotta si fa ricordare a lungo, il pan di Spagna risulta un po’ duro e stopposo.


Marzapane non stucchevole e dal colore candido e bello da vedere.

VOTO: 6

PASTICCERIA CAPPELLO

Confezione rosso fragola, con tanto di corona nel logo di una delle pasticcerie più famose di Palermo, oggi guidata da Giovanni Cappello. Tutto per avvolgere nel migliore dei modi la cassata da viaggio.

L’aspetto è insolitamente modesto, la glassa abbastanza spessa, il pan di Spagna risulta inzuppato e un po’ spugnoso.

Forse perché i pasticcieri di Cappello sono anche cioccolatieri sopraffini, ma nella ricotta la presenza delle gocce di cioccolato è eccessiva, perfino assillante. Sapore deciso per la frutta candita, matura ma piacevole.

Se il rivestimento di marzapane è spesso e tendenzialmente insapore, la ricotta spicca per cremosità.

VOTO: 6 e mezzo

ANTICO CAFFE SPINNATO

Non siamo nella tipica pasticceria siciliana, la vocazione da gran caffè con ambiente e dolci internazionali, sempre affascinanti e ben curati, è evidente.

A pochi passi dal Teatro Politeama, l’Antico Caffe Spinnato è una vera bottega del dolce, attentissima anche a confezionare i propri prodotti come se fossero gioielli. Non fa eccezione la cassata.

Proprio questa tendenza a privilegiare l’apparenza rende scettico più di un palermitano, che tende a valutare Spinnato, nonostante il successo di cui gode da molti anni, non migliore di altre pasticcerie meno conosciute. Sarà anche così ma la cassata di Spinnato rimane tra le migliori che si possono acquistare in città.

Se il giudizio si fermasse all’estetica, guardate voi stessi, vincerebbe su tutti: tagliare una cassata tanto bella sarà anche un peccato ma non provarla è reato.

Ma anche il resto non scherza, il livello è alto in ogni componente: aspetto, colore e sapore. Al netto dell’aspetto moderno e ammaliante, spiccano i canditi freschi, morbidi e succosi.

VOTO: 9 e mezzo

PASTICCERIA COSTA

Se chiederete a un palermitano qual è il posto migliore per comprare la cassata, quello vi risponderà inorgoglito, lusingato per aver conquistato la vostra fiducia. Mangiar bene sempre e comunque è un aspetto della vita su cui i palermitani non sono disposti a scherzare.

La cassssaaaata?. E più le consonanti raddoppiano, più le vocali si aprono, più dovete fidarvi dei consigli elargiti dai palermitani.

Che se vi trovate in centro non avranno dubbi, indicandovi solerti la pasticceria Costa.

In un posto così ben frequentato la confezione, neanche a dirlo, è elegante e tradizionale, senza insistere troppo sul binomio inscindibile bianco e oro.

Nella cassata la ricotta è pastosa, dal sapore persistente, ci si aspetterebbe un tocco di dolcezza in più.

Per contro i canditi sono i migliori del lotto, profumati, dai colori lucidi e vivi, in contrasto cromatico con la glassa, spessa e dal colore bianco neve. Inappuntabile il pan di Spagna.

VOTO: 8

PASTICCERIA OSCAR

Sì, siete in una pasticceria, nonostante l’ingresso ricordi un cine-disco da pomeriggio-giovani anni ’90. Ve lo conferma l’irresistibile profumo che sentite arrivare dal laboratorio e la consapevolezza di essere da Oscar, pasticceria nota, amata e considerata tra le migliori della città.

Con visibile orgoglio da parte dei titolari.

Rispetto all’ingresso la cassata ha un aspetto più sobrio, quasi anonimo. La forma è più schiacciata rispetto alle contendenti del lotto e particolarmente adagiata, la glassa ha uno spessore medio con i canditi dai colori smorzati e dal gusto delicato.

Gradevole la ricotta.

VOTO: 7 e mezzo

BAR ROSANERO

Può un enorme bar pasticceria con annesso tabacchi e centro scommesse, realizzare una tra le cassate migliori di Palermo?

Il posto, localizzato nello storico quartiere della Kalsa, proprio di fronte all’orto botanico, di Rosanero ha poco, giusto pavimenti e toilette (oltre al cuore da tifosi). Di certo non la confezione, seriosa e tendente al grigio tortora.

In questo caso la glassa è molto esile, con tendenza ad assottigliarsi man mano che ci si avvicina al centro del dolce. Di primo acchito non si direbbe perfetta.

I canditi sono opachi, con un sapore che ricorda la frutta matura, pan di Spagna perfettamente umido e ricotta super cremosa.

L’equilibrio è la cifra stilistica del dolce, che ha una quantità dosata di cioccolato e il marzapane in quota non invadente. Peccato per i canditi e qualche imperfezione nell’aspetto. Ma l’insieme va premiato.

VOTO: 9

FRATELLI MAGRI’

Pasticceria amata dai palermitani alternativi per forza, sottilmente polemici, coloro a cui vanno stretti i laboratori famosi e amano poco le griffe. Convinti che altrove sia comunque meglio.

La confezione è tradizionale ma, dobbiamo concederlo agli alternativi di cui sopra, più fresca e ruspante.

Aspetto infantile e giocoso, con il colore dei canditi, morbidi e profumati, che sembra uscire da una tela naif o da un libro di favole. L’interno è affidato alla ricotta, spumosa e piacevole.


VOTO: 8

SCIMONE

La zona non è tra le più eleganti di Palermo, contribuisce all’impressione generale il palazzo forse antico, forse abusivo proprio di fronte alla piccola pasticceria che sforna famose specialità locali come le dita d’apostolo.

Estetica semplice, senza troppi fronzoli, con la glassa della cassata che a tratti è spezzata e i colori semplici. Pan di Spagna sottile, canditi comunque buoni, ricotta dalla consistenza carezzevole.


VOTO: 7

PASTICCERIA CAFLISH

Confezione a parte, troppo cupa per un dolce allegro, la cassata della pasticceria Caflish è la più bella. L’aspetto è davvero impeccabile: elegante, barocca, quasi artistica nella composizione.

Dei discreti rimandi verdi rivelano la presenza del marzapane anche al di fuori della glassa, con una bella variante cromatiche rispetto agli altri dolci del lotto. La sistemazione della frutta candita, lievemente secca, è un piccolo capolavoro di per sé.

Peccato che il pan di Spagna sia vistosamente asciutto, di un colore giallo splendente, quasi abbagliante. Il marzapane ha un sapore molto deciso.

VOTO: 6,5

Cos’abbiamo imparato da questa prova

Sbaglia chi pensa che la cassata sia un dolce troppo dolce, è vero invece che più la si assaggia più s’impara ad amarla.

La freschezza è facilmente riconoscibile. Dal sapore della ricotta, dal colore vivace dei canditi che non devono essere circondati da una patina bianca, dalla consistenza della glassa, chiamata a vestire la cassata di un velo più o meno spesso ma non molliccio.

Può essere conservata in frigo fino a cinque giorni, ma dà il meglio al secondo – terzo giorno di vita, quando si assapora nella sua completezza.

La ricotta non è l’elemento cardine, su tutto regnano invece i canditi, piccoli gioielli dalla piacevolezza ben diversa rispetto a quelli dei cannoli.

Ovviamente, se un diamante è per sempre, la cassata è per qualche minuto.

[CREDIT – FOTO ALFIO BONINA]


Pasta senza glutine: prova d’assaggio

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Non scervellatevi per rispondere alla domanda che stiamo per farvi, la risposta è semplice.

Se gli scaffali dei supermercati sono stracolmi di pasta senza glutine, la risposta è un mercato in crescita costante che, solo in Italia, vale 159 milioni di euro.

Buona parte dei pastifici nazionali, prevedibilmente, hanno riservato al fenomeno gluten free una linea apposita, attenzione però a confondere questo genere di prodotti con quelli salutistici.

Il senza glutine non è più salutare né tantomeno porta a perdite di peso. Al contrario, spesso fa ingrassare.

Per un’altra Prova d’assaggio dedicata al gluten free dopo quella dei biscotti siamo andati al supermercato e abbiamo fatto incetta di penne rigate “specificamente formulate per persone intolleranti al glutine” (quindi quelle certificate, con tanto di bollino).

Alla cassa le abbiamo pagate senza l’apposito tesserino, quello che certifica la condizione di celiaco, e quindi intollerante al glutine, e quindi senza lo sconto garantito dallo Stato.

Ci siamo sentiti molto italiani mentre svuotavamo il carrello per mettere la pasta sul nastro e la cassiera ci chiedeva del certificato; chissà lei quanti ne avrà visti di tipi come noi!

7. LA MOLISANA

Ci sarebbe anche l’amata trafilatura al bronzo, estremo tentativo di accrescere l’appeal della pasta La Molisana, abbastanza insipida ahinoi, tanto che il risultato finale lascia l’amaro in bocca. Nel vero senso della parola: il retrogusto è amaricante.

Peccato, la consistenza era buona.

Ingredienti: riso integrale (34,5%), mais giallo (30%), mais bianco (15%), riso (10%), amido di tapioca (7%), quinoa (3%), emulsionante E471 (0,5%).

Prezzo: 1,99 euro (per 400 grammi)

Prezzo al chilo: 4,97 euro

VOTO: 5.5

6. BARILLA

 

Nove minuti di cottura per attenuare l’appariscente tinta fluo Barilla. Colore eccentrico ma calma piatta nel sapore, completata da una deglutizione faticosa, infine la sensazione di allappamento che asfalta il palato.

La buona tenuta della cottura salva l’onnipresente confezione blu elettrico dal fondo della classifica.

Ingredienti: farina di mais bianco (65%), farina di mais giallo (29,5%), farina di riso (5%), acqua, emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi).

Prezzo: 1,35 euro (per 400 grammi)

Prezzo al chilo: 3,4 euro

VOTO: 6

5. SCOTTI

Il dottor Scotti consiglia un tempo di cottura tra sette e otto minuti, ci atteniamo meticolosi alla ricetta tenendoci sui sette e mezzo, ma il risultato è abbastanza appiccicoso.

E’ pur sempre pasta di riso, non strabuzzate gli occhi per il colore ospedaliero. Ma il vero grande assente è il sapore.

Ingredienti:  farina di riso (96,5%) quinoa (2%), amaranto (1%), emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi).

Prezzo: 1,79 euro (per 250 grammi)

Prezzo al chilo: 7,16 euro al chilo

VOTO: 6.5

4. LE VENEZIANE

Da quando abbiamo deciso che gli intolleranti al glutine abbiano meno appetito degli altri? Lo chiediamo perché il contenuto delle confezioni di pasta è quasi sempre inferiore al formato da mezzo chilo. Sarà un meccanismo in qualche modo collegato al prezzo elevato di queste paste?

Le Veneziane, altro marchio molto diffuso nei supermercati, piazzano sullo scaffale gluten free la confezione da 250 grammi. Tra le tante a base di mais, è quella che all’olfatto rivela prima e più delle altre il granoturco. Buona consistenza, poco gommosa.

Ingredienti: farina di mais (96,9%), fibre vegetali (1,5%), fibra alimentare (inulina, 1,5%), emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi di origine vegetale).

Prezzo: 1,36 (per 250 grammi)

Prezzo al chilo: 5,44 euro

VOTO: 7.5

3. GAROFALO

La versione gluten free del marchio Garofalo, in genere più apprezzato rispetto alla media dai frequentatori dei supermercati, noi compresi, è abbastanza pallida. E tende un po’ allo sfaldamento: toccando la rigatura, una volta cotta, resta sul dito una sorta di cremina.

Il nostro giudizio non è influenzato dai claim pubblicitari, ma l’idea di scrivere “Il gusto è un diritto” nella confezione è brillante. Strizzano l’occhio ai celiaci (quelli veri), riadattando l’idea di “diritto al piacere” predicata da Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, fin dagli anni ’80 del secolo scorso.

Merita una buona posizione per il retrogusto, migliore rispetto alle altre marche del lotto, mentre appaga l’olfatto con profumi di frutta secca, in particolare di pinoli.

Ingredienti: farina di mais (70%), farina di riso (18%), quinoa (3%), amido di mais, stabilizzante (E471).

Prezzo: 2,52 euro (per 500 grammi)

Prezzo al chilo: 5,04 euro

VOTO: 7.8

2. FELICIA

Molto diffusa nella grande distribuzione, la linea Felicia si fa notare per i formati estrosi e, c’è da dirlo, meno tristanzuoli di tante paste gluten free. Producono, per esempio, i fusilli di piselli verdi bio.

Invitante anche l’aspetto di queste penne rigate: il colore grezzo suggerisce salubrità e la ruvidezza è piacevole al palato. Il profumo che ricorda da vicino la crusca potrebbe risultare fastidioso, ma vista l’assenza di aromi che caratterizza la pasta senza glutine è da considerare un buon auspicio. Anche il sapore è più deciso, un po’ faticosa la masticazione, con qualche residuo che resta tra i denti.

Prezzo: 2,59 euro (per 340 grammi)

Prezzo al chilo: 7,6 euro

VOTO: 8

1. RUMMO

Il podio della pasta senza glutine è un inno alla credibilità. Credibile, come vera pasta s’intende, descrizione “che sorge spontanea” delle penne Rummo, che tanto per iniziare non sono gommose. Al tatto risulta ruvida e nonostante i 12 minuti di cottura tende a sfaldarsi meno di altre.

A proposito di verosimiglianza, il sapore è quello dei cereali, si percepisce persino un accenno di profumo, probabilmente per la componente integrale degli ingredienti: riso integrale (36%), mais giallo (32,5%), mais crudo (20%), riso (8%), emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi di origine vegetale).

Prezzo: 1,99 (per 400 grammi)

Prezzo al chilo: 4,97 euro

VOTO: 8.3

Il migliore Lambrusco da comprare all’Esselunga

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Voialtri, dite la verità, ricordate del Lambrusco le versioni a basso prezzo che dagli anni Ottanta invadono gli scaffali dei supermercati.

Al massimo considerate il vino frizzante, semplice e sincero, che chiama tortelli, salame e chiacchiere scurrili, buono per l’esportazione nei Paesi che si fanno abbindolare dall’Italian Sounding.

Ecco su questo punto vi sbagliate.

Siamo noi stessi, gli italiani, i primi ultras del Lambrusco, che nel frattempo è cambiato parecchio e con 13,1 milioni di litri è stato il vino più venduto del 2016 nei nostri supermercati (dati Iri, Istituto di ricerca italiano).

Certo, il prezzo (incluso nella fascia dei 5 euro), aiuta: sullo scaffale le bottiglie si trovano davanti ai nostri occhi, non dobbiamo cercarle troppo.

Capita l’antifona, o per spiegarci meglio, studiati con attenzione i dati IRI, abbiamo deciso di testare con una Prova d’assaggio le etichette di Lambrusco più diffuse nel reparto vini degli amati supermercati Esselunga.

Decisa la fascia di prezzo, 5 euro appunto, le bottiglie sono state messe prima nel carrello, poi in classifica dopo una impeccabile degustazione.

3. UMBERTO CAVICCHIOLI UMBERTO E FIGLI – ROBANERA

Il nome, in verità piuttosto eccentrico –sembra il titolo di un film splatter anni ’80–, distoglie l’attenzione dal produttore di questo Lambrusco di Modena DOC.

Trattasi di Umberto Cavicchioli & Figli, effigie della grande, ma che dico grande, grandissima distribuzione, spesso posizionato con i pintoni di Lambrusco Emilia IGT da 3 euro al litro tra Ronco e Tavernello, appena sopra lo scaffale dei bag in box (cartoni con dentro un sacco in plastica svuotabile attraverso la valvola a rubinetto).

Va da sé che Robanera –prezzo di vendita 5 euro– è il meglio lambro della cantina: miscela di Lambrusco Grasparossa, Lambrusco Salamino e Lambrusco Sorbara, viene a noi con un’etichetta in sontuoso stile neoclassico.

Ben più povera è la percezione all’olfatto. I frutti rossi e le note speziate che dovrebbero caratterizzare il calice appena versato, sono più deboli del previsto, benché il colore inganni rimandando a un’intensità solo presunta. Il rosso intenso con riflessi violetti che caratterizza quasi tutti i lambruschi è parecchio vigoroso.

Servirlo a una temperatura inferiore ai 12°, come suggerito nella contro-etichetta, non basterà a limare i picchi di acidità.

Gradazione: 9,5%
Prezzo: 4,98 euro
Voto: 6

2. CLETO CHIARLI

Identico prezzo ma cantina diversa, di norma associata a prodotti di maggiore qualità.

In questo caso la Denominazione di Origine Controllata di riferimento è Grasparossa di Castelvetro, realizzato per l’appunto con uve Grasparossa, dal profumo più intenso.

All’olfatto le percezioni sono più piacevoli rispetto al primo contendente: lampone e frutti rossi, oltre che fragola. E questa, badate, non è una critica; chiunque ami il genere si muoverà nella sua zona di comfort.

Lo storytelling della contro-etichetta enfatizza un po’ quando preannuncia la “buona struttura”, che invece abbiamo faticato a riscontrare.

Spuma fine, abbondante e, dato curioso, persistente. No, ahinoi, non stiamo parlando di birra.

Gradazione: 11%
Prezzo: 4,89
Voto: 7

RIGHI

Siamo al supermercato, lo spazio di manovra per suggerire il vino migliore tra bottiglie dello stesso vitigno è abbastanza limitato. E però, il meglio trovato sul trafficato scaffale dei 5 euro, sezione lambruschi, è un Grasparossa di Castelvetro, stessa uva del precedente.

Premessa: trattandosi di un “vino frizzante secco” il residuo zuccherino è inferiore rispetto al precedente, cosiddetto “abboccato”.

Ma a parte profumi e sapori meno dolci, che richiamano mora e ciliegia amarena, ricchezza e sostanza sono sensibilmente maggiori. In perfetto contrasto con il pungente, che spicca subito al palato. Ecco l’etichetta che merita di essere comprata.

Gradazione: 11%
Prezzo: 4,99
Voto: 8.5

Il miglior Prosecco che si compra alla Coop

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Okay “bollicina” non vi piace. Nemmeno a me, intendiamoci, ma oggi ci serve per ripercorrere un’associazione mentale diffusa all’ora dell’aperitivo: bollicina sta per spumante e spumante sta, generalizzando un po’, per Prosecco.

Il vino che ha inorgoglito gli italiani –era il 2014– superando lo Champagne nelle esportazioni con 320 milioni di bottiglie, raggiunge l’apice nella DOCG Conegliano Valdobbiadene, venduta per il 58% nel mercato italiano, dal disciplinare più severo e dalla produzione meno intensa.

Spopola al supermercato, specialmente in una fascia di prezzo compresa tra i 6 e i 10 euro: è lì che si concentra il maggior numero di etichette.

Dopo il Lambusco all’Esselunga, abbiamo deciso di mettere alla prova, Prova d’assaggio ovviamente, un altro dei vini più comprati da noi italiani, in particolare tre prosecco Conegliano-Valdobbiadene acquistati alla Coop.

3. Mionetto

A proposito di parole desuete, con il vostro permesso rispolvero “perlage” per parlare delle bollicine che fluttuano verso l’alto; a lungo oggetto di studio di sommelier dotati di diottrie in esubero. In questo caso è super fine, eppure la spuma ha poca persistenza.

Effetto Brioschi: si forma uno stato di schiuma appena palpabile che quando si avvicina il calice alla bocca è già scomparso.

Mionetto, nome di fantasia orami sinonimo di prosecco da grande distribuzione, non è uno spumante pretenzioso: si distingue per il profumo floreale e una nota fruttata che richiama la mela, ma c’è poco da scendere nello specifico. Perché presto si palesa un retrogusto dolciastro che sopravanza il resto.

Definito Valdobbiadene perché il disciplinare lo consente in nome della sua celebrità, si presenta in una confezione festosa ma non troppo, che ha il buon gusto di evitare le tinte squillanti e forzatamente festose classiche del vitigno.

Gradazione alcolica: 11% vol
Prezzo: 7,67
Voto: 6

2. Carpenè Malvolti

Con quest’etichetta altrettanto nota e diffusa si resta nell’ambito del prosecco “extra-dry”, che vuol dire con residuo zuccherino minore dei “dry” ma maggiore rispetto ai “brut”.

In questo caso la famosa “bollicina” è parecchio fine e all’olfatto lascia percepire una nota conosciuta da chiunque abbia frequentato un corso di degustazione, la celeberrima “crosta di pane”, accanto alla frutta gialla, presente in modo sempre più evidente durante la bevuta, fino a un piacevole retrogusto di pesca.

Gradazione alcolica: 11% vol
Prezzo: 7,56
Voto: 7.5

1. Bellussi

Prima una considerazione di natura estetica: è o non è la confezione più elegante rintracciabile in una champagnotta che costa meno di dieci euro?

Ha un colore più intenso rispetto ai contendenti; si passa dal canonico paglierino a un giallo più intenso e meno prevedibile per un prosecco. Ovviamente più dolce (leggesi “dry”), ma meno stucchevole di parecchi colleghi dal contenuto di zuccheri residui minore.

Al naso si avverte un leggero pizzicore, dato da una bolla piuttosto decisa, attenuato da un profumo di fiori bianchi lieve ma ben individuabile. Il retrogusto ricorda l’amaretto dolce.

Ha un pregio rilevante: non stanca, anzi invita alla seconda flûte.

Gradazione alcolica: 11% vol
Prezzo: 7,59
Voto: 8.5

Confetture chic: Prova d’assaggio

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Intere mezzorate spese a confrontare succhi d’arancia, cartoni di latte e pacchi di fette biscottate in 3×2. Anche l’incontentabile lettore di Dissapore, a volte, soffre del complesso di sintomi che obbliga alla ricerca del prezzo più basso tra le corsie del supermercato.

Per contro, esistono le zone franche. Non è questione di voler spendere più degli altri, ma è come se per certi alimenti la calcolatrice mentale, perennemente in funzione, si spegnesse all’improvviso.

A qualcuno succede con le tisane chic. Ma chic possono essere anche le confetture, specie se vogliono chiamarsi composte (percentuale di frutta impiegata superiore all’ottanta per cento).

Oggi la tendenza le vuole più avare di zucchero che in passato, focalizzate sull’ingrediente primario, il più possibile integro e auspicabilmente bio. Patinate e ruvide allo stesso tempo, si presentano nella confezione fighetta ma con la scorza del frutto che occhieggia dal barattolo trasparente.

Tra i gusti ricorrenti negli scaffali dei vari Eataly, NaturaSì, Esselunga e Peck, spicca il mirtillo, che un copione ormai consolidato preferisce selvatico.

Ecco allora una nuova Prova d’assaggio di Dissapore dedicata alle confetture chic (o meglio, composte), a cui partecipano le marche più diffuse nella vendita al dettaglio di qualità.

Contendenti:

Agrimontana
Achillea
Alce Nero
Baule Volante
Cascina Rosa

5. Achillea

Confettura extra di mirtillo

A vederla così sembra un Fruttino (cioè confettura avvolta in un piccolo parallelepipedo di plastica trasparente, la merenda preferita da molti bambini degli anni ’60). Stessa consistenza solida, a tratti grumosa, ma in questo caso siamo nella sfera del biologico.

La confettura Achillea è in confezione da 310 grammi, piuttosto generosa per alimenti di questo genere.

L’intensità del profumo si spegne via via in un sapore che non esalta; leggermente spento anche il colore: insiste più sul rosa scuro che sul violaceo. Non è neanche tra le meno caloriche della sua categoria, con 50,1 grammi di zucchero e 223 calorie ogni 100 grammi. Buona la percentuale di frutta impiegata, il 100%.

INGREDIENTI: purea di mirtilli selvatici di bosco bio, zucchero di canna bio.

PREZZO: 5,98 euro al vasetto, 19,29 euro al chilo.

VOTO: 6.5

Alce Nero

Confettura extra di mirtillo

Giochiamo a “scopri le differenze” tra la composta Achillea e la cugina (per appartenenza biologica) Alce Nero.

La versione del mastodonte bolognese è simile per densità, seppur lievemente meno compatta. Anche meno granulosa e in definitiva, complice un bel colore vivace, più accattivante della precedente. Più “piaciona”.

Del resto, la confettura Alce Nero, nel suo riconoscibilissimo barattolo da 270 grammi, è obbligata a piacere: la trovate ovunque, nei normali ipermercati come nei negozi specializzati.

Nel confronto con Achillea tutti i numeri, anche se di poco, sono a favore di Alce Nero: l’apporto calorico limitato a 192 calorie; la percentuale di zuccheri ferma al 44% e quella lievemente maggiore di mirtilli (102 grammi su 100). L’impiego di zucchero d’uva fa il resto nell’assegnare ad Alce Nero una posizione in più.

INGREDIENTI: mirtilli, zucchero d’uva.

PREZZO: 5,80 al vasetto, 21,48 euro al chilo.

VOTO: 7

Baule Volante

Frutta spalmabile

Non vi sorprendente se inseriamo in terza posizione una vera “marmellata”. Tra virgolette, ovviamente, perché per la legge italiana è marmellata solo quella ottenuta da agrumi.

Si dà il caso che Baule Volante, altro generalista del biologico (produce di tutto, dalla farina di kamut alla cicoria solubile) faccia questa “frutta spalmabile” gelatinosa, pur con qualche mirtillo intero qui e là.

 

Sapore non troppo intenso, siamo a 70 grammi di mirtilli impiegati su 100 di prodotto, ma semplice e gustoso, dalla facile palatabilità, come dicono quelli che ne sanno. Si percepisce nitidamente la purea di mele impiegata nel vasetto da 280 grammi per stemperare il mirtillo nero in maniera gentile, senza sovrastarlo.

Calorie e zuccheri ridotti rispettivamente a 146 per cento grammi e 30,6 grammi. Da mangiare a cucchiaiate sul pane, come si faceva una volta.

INGREDIENTI: mirtilli neri bio, sciroppo d’agave bio (32 grammi su 100), purea di mele bio (31 grammi su 100), gelificante: pectina di agrumi bio. tutto bio. calorie: 146

PREZZO: 4,25 euro al vasetto, 15,18 euro al chilo.

VOTO: 8

Cascina rosa

Composta di mirtilli selvatici

Il colore più seducente tra i diversi contendenti: un viola melanzana lucido che nel piatto pare una pennellata di colore a olio.

Si tratta della composta di mirtilli selvatici Cascina Rosa, azienda agricola che abbiamo già incontrato tra i prodotti migliori in vendita da Natura Sì. Abbinare questa densa salsa a base di mosto d’uva piemontese con un formaggio invecchiato che amate è un piacere da concedersi, prima o poi.

La concentrazione di mirtilli selvatici, totalmente integri, è abbastanza impressionante: 150 grammi per ogni etto di prodotto, il massimo per questa Prova d’assaggio. Di conseguenza la complessità del sapore è in grado di soddisfare, come si dice, i palati più esigenti. Il formato, pure quello, sembra invitare all’accostamento gastronomico; solo 200 grammi di vasetto.

Quanto alle calorie, supponiamo siano poche data la ricetta. Si sono dimenticati di scriverle però, ahi-ahi.

INGREDIENTI: mirtilli selvatici di montagna bio, sciroppo di riso bio (10%).

PREZZO: 4,98 euro al vasetto, 24,9 euro al chilo.

VOTO: 8.5

1. Agrimontana

Confettura extra – Mirtilli selvatici

L’idea di dolcificare la confettura con sciroppo d’agave e di riso bio fa risaltare il sapore dei mirtilli. Bravi tutti: in questa prova d’assaggio nessuno ha deluso le aspettative.

E tuttavia, il sapore più convincente appartiene a una ricetta che prevede soltanto mirtilli e zucchero di canna, con aggiunta di limone a stemperare l’eccesso di dolcezza. La profumata ricetta Agrimontana, le cui confetture vengono spesso impiegate nelle pasticcerie di livello per farcire i croissant.

Il formato è da 350 grammi e costa caro.

Sessanta grammi di zuccheri su 100 non sono pochi (non sono poche neanche 260 calorie all’etto), ma il sapore è proprio buono. E vi piacerà la densità di questa confettura, bella anche da vedersi, con i mirtilli quasi interi nel proprio liquido.

L’unico prodotto non certificato bio di questa Prova d’assaggio, manco a farlo apposta.

INGREDIENTI: mirtilli selvatici, zucchero di canna, succo di limone.

PREZZO: 7,90 euro al vasetto, 22,57 euro al chilo.

VOTO: 9

Gelato in barattolo Grom vs. Haagen Dazs: Prova d’assaggio

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Quattordici anni dopo aver fondato Grom a Torino Guido Martinetti e Federico Grom, che nel frattempo hanno venduto a Unilever, chiudono il loro gelato in un barattolo presente in alcuni supermercati.

Le intenzioni sono bellicose: “sarà il più buon barattolo di gelato del mondo” hanno detto i due a Repubblica.

Se permettete, cari Federico e Guido, questo lasciatelo decidere agli altri. A noi di Dissapore, per esempio, che oggi mettiamo a confronto in una scoppiettante Prova d’Assaggio i barattoli Grom con quelli Haagen Dazs, marchio premium della grande distribuzione, americano, piacere inconfessabile di molti gourmet.

La scelta

Il confronto è tra gusti classici: vaniglia, o crema che dir si voglia, realizzata con tuorlo d’uovo. Quasi un eccezione nella lunga lista di gusti elaborati, talvolta “pasticciati”, del marchio americano; un grande classico per Grom, che inserisce anche pezzi di biscotto e di cioccolato.

grom haagen dasz gelatogrom haagen dasz gelato ingredienti

Gelato alla vaniglia Haagen-Dazs

Ingredienti: panna fresca, latte scremato concentrato, zucchero, tuorlo d’uovo, aroma naturale di vaniglia
Packaging: barattolone di carta stampato, con tappo di palstica e chiusura ermetica sulla confezione
Prezzo: 4,59€ (530ml/430gr) – 10,67€/kg

Valori nutrizionali medi (per 100gr.): energia 1037kj, grassi 16,9g (di cui saturi 10,2g), carboidrati 19,9g (di cui zuccheri 19,6g), fibre 0,0g, proteine 4,3g, sale 0,16g

General Mills France SAS, immeuble topaz, 2 rue Paul Dautier, CS 50525, 78941 Velizy Cedex, France
Made in France by Haagen Dasz Arras by General Mills

grom haagen dasz gelato vaniglia
ASSAGGIO: compatto ma spatolabile con facilità, fresco nel gusto, si rivela piuttosto inconsistente nel sapore finale. Peccato, considerata la bella nota di vaniglia.

GIUDIZIO: la presenza di molta panna lo rende morbido ma anche più “grasso” del concorrente.

Lista ingredienti corta, nutrizionalmente corretta, senza alcun tipo di addensante. L’impiego del tuorlo d’uovo apporta sapore e soprattutto lecitina, usata come emulsionante naturale. Aiuta cioè a conferire al gelato una buona struttura.

grom haagen dasz gelato valori nutrizionali
Gelato alla Crema di Grom

Crema gelato all’uovo con biscotti di meliga (7%) e granella di cioccolato (3%)
Ingredienti: latte fresco pastorizzato alta qualità, panna (16%), latte intero concentrato zuccherato, tuorlo d’uovo (10%), zucchero di canna, destrosio, burro, zucchero, farina di mais integrale, pasta di cacao, burro di cacao, farina di mais, uovo (0,5%), farina di riso, addensanti (farina di semi di carrube), miele, sale, scorza di limone, semi di vaniglia in polvere. Può contenere soia e frutta a guscio. Senza Glutine

Packaging: barattolo di plastica trasparente con coperchio chiuso da un sigillo di sicurezza
Prezzo: 6,90€ (313gr) – 22€/kg

Dichiarazioni nutrizionali (pr 100gr.): energia 1106hj, grassi 15g (di cui saturi 8g), carboidrati 26 g (di zui zuccheri 23g), proteine 6,eg, sale 0,12g.

Grom, via Paolo di Dono 3/A 00142, Roma. prodotto presso lo stabilimento sito in strada Cuorgnè 51/4 – 10072 Mappano di Caselle (TO)

grom haagen dasz gelato crema di grom
ASSAGGIO: gelato molto soffice, quasi spugnoso, dalla dolcezza contenuta e dal sapore rotondo che riempie la bocca. I biscotti e il cioccolato assaggiati a parte per non alterare il confronto, restano asciutti e gustosi

GIUDIZIO: la presenza dei biscotti e del cioccolato complica la corretta interpretazione della lista ingredienti. La ricetta è più elaborata rispetto al concorrente, con la presenza di latte intero concentrato zuccherato, tipico dei gelati che si producono a Torino.

Per dare struttura al gelato viene impiegato un addensante, la farina di carruba, oltre a una discreta percentuale di tuorlo che aggiunge sapore. Di alcuni ingredienti, come la farina integrale e il latte, se ne indica la qualità.

Cos’abbiamo imparato da questa prova d’assaggio

grom haagen dasz gelato
Prova d’assaggio stuzzicante per misurare il quoziente competitivo di Grom nei confronti di un marchio affermato nella grande distribuzione internazionale e ben distribuito anche in Italia.

Haagen Dasz è un gelato facile, dal gusto leggero e piacione esaltato dalla vaniglia. S’arriva d’impeto in fondo al barattolo sorprendendosi di averlo già finito. Classico effetto “un cucchiaino tira l’altro” dei gelati Haagen Dazs.

Grom, anche non considerando biscotti e cioccolato, ha un gusto più rotondo e completo, magari meno immediato, tanto che per finire da soli il barattolo bisogna mettersi d’impegno. Internazionale ma elegante, in tre parole: made in Italy.

grom haagen dasz gelato

Si nota anche a occhio, nel gelato di Grom, un maggior volume rispetto a quello Haagen Dasz, segno di un “overrun” superiore, così si chiama in gergo tecnico l’incorporazione dell’aria. Un “gonfiore” che rende la struttura diversa rispetto al gelato che si acquista in gelateria.

Con i suoi 22€ al chilo quello di Grom diventa il gelato confezionato più costoso del mercato (a eccezione di monoporzioni, stecchi…), mentre il barattolo Haagen Dasz si compra con meno della metà della spesa: 10,67€.

Nei supermercati ci si aspetta di spendere poco per un gelato in barattolo, ma è probabile che Grom non voglia scendere sotto il prezzo praticato nelle gelaterie

Chi Vince?

grom haagen dasz gelato

Se guardiamo al rapporto qualità-prezzo non c’è storia, Haagen Dazs vince a mani basse. Il barattolo di Grom ha un prezzo superiore a quello di alcune tra le migliori gelaterie artigianali d’Italia: tanto vale comprare gelato fresco.

Questione sapore: dipende dal tipo di gelato che vi piace.

Se amate un gelato equilibrato ma semplice e immediato, allora comprate Haagen Dasz.

Viceversa, se anche nel barattolo del supermercato cercate un gelato che ricorda quello della vostra gelateria preferita, rivolgetevi a Grom. Magari d’inverno, quando quella gelateria è chiusa.

Siamo stati in Svizzera per provare i costosissimi burger a base di insetti

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La legge marziale imposta da mia madre non ha mai contemplato la frase “non lo mangio”, per lei l’idea di prole onnivora era da prendersi alla lettera.

Crescendo ho imparato ad apprezzare il suo spirito militaresco che mi ha aperto mente e fauci, chiamatelo come volete, scetticismo innato o rifiuto atavico, ma mi sarei persa diverse cose buone.

Per esempio: un bell’hamburger fatto di di larve della farina voi lo mangereste? Non prendetemi per matta, afferma uno studio recente che il 47% degli italiani si dichiara pronto all’avventura degli insetti nel piatto.

I burger a base d’insetti in arrivo nei supermercati Coop della Svizzera.

Come vi abbiamo già detto, dallo scorso 21 di agosto nei supermercati Coop della Svizzera sono in vendita burger e polpette con qualcosa di raccapricciante. La scritta nella confezione avverte i distratti, mentre la retro-etichetta spiattella nero su bianco la parte più indigesta: gli ingredienti.

Larve della farina (Tenebrio molitor) (EU/SUISSE) 31%, riso, verdure (carote, sedano, porro), uova (allevate a terra [Suisse]), scorza di limone, olio di girasole, cipolla, farina di grano, sale, paprika, origano, aglio, pepe, peperoncino. 

Letta l’etichetta mi sono fatta delle domande, nell’ordine:

1. “Il tenebrio molitor non suona come una cosa spaventosa?” (Segue ricerca delle immagini su Google per farsi coscientemente del male);

2. “Ma le camole hanno gli occhi?” – Gli animali non dotati di bulbi oculari mi fanno un po’ orrore, anzi parecchio;

3. “Vegeteriani e vegani come si comportano?” – Sono animali anche le larve di camola ma non mangiarli per questioni etiche sembra più una cosa da obiettori di coscienza;

4. “E se poi mi viene da vomitare?” – L’idea di farlo assaggiare a un compagno di degustazione che non sappia cosa sta mangiando nasce da qui. Lo so, sono una persona orribile, ma mi serve qualcuno che lo faccia per la scienza, anche inconsapevolmente.

Eravamo rimasti alla Coop di Lugano: la Svizzera non è conosciuta come un Paese “a portata di portafoglio”, ma non mi sarei aspettata di spendere 8,95 franchi (al cambio di oggi circa 8 euro) per due burger da 85 grammi ciascuno.

Una voce dentro mi dice che DEVO. L’uomo Coop in corsia guarda stupito, poi leggo nei suoi occhi un pizzico di incoraggiamento. Mi saluta dicendo “auguri”.

burger a base di insettiburger a base di insetti

Tre minuti in padella, prima da un lato e poi dall’altro: le sole informazioni sulla cottura presenti nella confezione sono queste, e io le eseguo. No, ve lo giuro: le camole non si vedono, l’impasto è piuttosto omogeneo e Essento, la startup di Zurigo che produce cibo a base di insetti, si guarda bene dal renderli riconoscibili.

Alzi la mano chi sa che sapore ha una larva della farina. Il burger è talmente speziato e piccante che paprika e peperoncino uccidono il resto: il sapore somiglia ad altri surrogati di carne come soia o seitan, privi di sapore riconoscibile se non quello degli ingredienti accessori.

La consistenza, altro fattore potenzialmente horror, è farlocca: il burger, senza un’anima compatta, si sgretola in piccoli pezzi. Noto i chicchi di riso, ma nel complesso sembra di mangiare una torta sbrisolona ma molto meno crunchy.

Nel frattempo l’inconsapevole compagno di degustazione chiacchiera mangiando tutto senza particolare entusiasmo. Condisco il mio senso di colpa nei suoi confronti intervallando la conversazione con molti “ti piace?”, “è buono?”, a cui risponde con poca convinzione: “abbastanza, certo è un po’ piccante”.

burger a base di insetti

A fine cena cedo e confesso senza dire nulla, faccio semplicemente vedere la confezione.

Reazioni in ordine cronologico:

1. “A parte qualche volta in motorino per sbaglio, non avevo mai mangiato insetti”;

2. Segue ricerca delle immagini su Google per farsi coscientemente del male, secondo episodio;

3. “Si sentiva solo il peperoncino”;

4. Dopo l’ostentata nonchalance scatta la reazione da film horror: toccarsi lo stomaco insistentemente chiedendosi “si riprodurranno qui dentro?”;

5. Digestione avvenuta correttamente e senza problema alcuno

Dicono che gli insetti siano il futuro della cucina, contengono proteine (oltre a vitamine, minerali e grassi insaturi) e l’allevamento è particolarmente sostenibile. Diversamente da quelli di altri animali richiede poca acqua e produce quantità minime di gas serra.

Okay, tutto bellissimo.

Avessero avuto un sapore sarebbero stati perfetti. O forse, non lo voglio sapere che sapore hanno.

Cereali da colazione: Prova d’assaggio

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Ve l’hanno già detto tutti, Dissapore compreso, ma ci ripetiamo volentieri: non date retta alla pubblicità.

Sarà anche vero che una colazione a base di latte (o yogurt) con i cereali apporta ferro, calcio e vitamine. Peccato che gli spot sorvolino sulla quantità di zuccheri e di sale, spesso eccessiva, a volte abnorme.

Diffidate dunque dalle snelle silhouette disegnate nelle confezioni, soffermarsi qualche secondo in più a leggere la lista degli ingredienti vale sempre la pena, in questo caso ancora di più.

Per questa Prova d’assaggio, abbiamo considerato quattro categorie di cereali: corn flakes, classici (integrali o simil-integrali), muesli e barrette con cioccolato. Per ciascuna, abbiamo poi selezionato i tre marchi più reperibili.

Kellogg’s e Nestlé, i due giganti del settore, sono presenti in (quasi) tutte le categorie, accanto a un altro contendente di volta in volta diverso, ma capace di ritagliarsi la sua fetta di mercato.



CATEGORIA CORN FLAKES

Contendenti: Nestlè Corn Flakes, Kellogg’s Corn Flakes, Misura Dolcesenza



MISURA



Cara Misura, croce e delizia delle nostre diete a base di fibre, ci hai provato. Il tentativo di far concorrenza all’invincibile binomio Kellogg’s – Nestlé non può che essere apprezzato, ma il risultato lascia a desiderare.

E non va meglio con la tabella nutrizionale di questi corn flakes, 7 grammi di proteine e 7 grammi di grassi all’etto sono parecchi.

Anche passando al sapore, stella polare delle valutazioni di Dissapore, i noti competitor restano imbattuti. Chiudiamo un occhio sull’aspetto, oltremodo stinto e triste persino per un corn flakes, ma la fastidiosa sensazione dolciastra presente anche nel retrogusto, è davvero eccessiva.

Chissà se è per via del maltitolo, il dolcificante naturale che sbuca dalla lista ingredienti insieme a: mais (98%), fibra solubile da amido di frumento, fibra solubile da amido di frumento, estratto di malto d’orzo, sale, emulsionante (leticina di girasole).

Nel latte, perde croccantezza prima degli altri contendenti.

Prezzo: 2,99 euro (per 350 grammi)
Prezzo al chilo: 8,54 euro

VOTO: 6.5

NESTLÉ



Nesté arriva secondo ai corn flakes ben tostati e dalla fragranza incontestabile. Peccato che all’apertura del sacchetto il sentore di pop corn sia quasi fastidioso.

La resa nel latte migliora: diciamo che prima di diventare gommosi i fiocchi impiegano almeno trenta secondi. Quindi non male.

Ingredienti: farina di mais (99,8%), zucchero, sale, destrosio, sciroppo di zucchero di canna parzialmente invertito, correttore d’acidità (fosfati di sodio), vitamine (niacina, acido pantotenico, riboflavina, vitamina B6, acido, folico).

Prezzo: 2,39 euro (per 375 grammi)
Prezzo al chilo: 6,37 euro

VOTO: 7.5

KELLOGG’S



L’originale, quello che ha fatto storia. I corn flakes inventati da John Harvey Kellogg, medico e Avventista del settimo giorno, poco incline ai piaceri crapuloni, che li incluse nella sua dieta vegetariana. A fondare Kellogg’s è stato il frayello Williams, trasformando un regime alimentare in una multinazionale.

Ancora oggi è la migliore proposta tra i grandi marchi. Effetto croc inimitabile, e nonostante i fiocchi di mais siano distanti dal concetto di gola, questo è l’unico prodotto che ha modificato la degustazione in una vera scofanata.

Ingredienti: Ingredienti: mais (98%), zucchero, aroma di malto d’orzo, sale, vitamine (niacina, B6, B2, acido folico, D, B12) e ferro.

Prezzo: 1,79 euro (per 250 grammi)
Prezzo al chilo: 7,16 euro

VOTO: 9

CATEGORIA CEREALI “INTEGRALI”

Contendenti: Nestlè Fitness, Kellogg’s Special K, Kellogg’s Nice Morning



KELLOGG’S



Special K, linea di Kellogg’s che strizza l’occhio a chi vuole stare in forma, è arcinoto per il suo cereale da colazione classico, grezzo, da molti conosciuto nella versione con fiocchi di cioccolato.

Il fiocco semi-integrale non è un campione di gusto. Più sottile e meno saporito del rivale Nestlé, lo special K base insiste troppo sul sapore di riso soffiato per essere un vero integrale, pur mantenendosi insipido e vagamente stopposo com’è tipico della crusca.

Ingredienti: riso (46%), frumento integrale (37%), zucchero, orzo (5%), farina di frumento d’orzo (3,5%), aroma di malto d’orzo, sale, vitamine (B2, B1, B6, acido folico, D, B12) e minerali (ferro, zinco). Fibre? Solo il 4,5%.

Quanto agli zuccheri, siamo a livelli altissimi: il 15%.

Prezzo: 2,19 (per 300 grammi)
Prezzo al chilo: 7,30 euro

VOTO 6

NESTLÉ – FITNESS



Nestlé, furba come sempre, riporta sulla confezione il motto “Tutta la bontà dei cereali integrali”, nonostante il prodotto sia integrale solo in parte.

Buono il sapore, con l’effetto glassato che aumenta la croccantezza, più una notevole fragranza.

La lista ingredienti è migliore: frumento integrale (56,3), riso (36,9%), zucchero, sciroppo di zucchero di canna parzialmente invertito, estratto ti malto d’orzo, sale, sciroppo di glucosio, correttore di acidità (fosfati di sodio), antiossidante (estratto ricco di tocoferolo). Vitamine e minerali: niacina, acido pantotenico, roboflavina, vitamina B6, acido folico, carbonato di calcio e ferro. 6,8 grammi di fibre, che non sono poche. Purtroppo, però, 11,8 grammi di zuccheri.

Prezzo: 3,29 euro (per 450 grammi)
Prezzo al chilo: 7,31 euro

VOTO: 7

KELLOGG’S – NICE MORNING



Cereali integrali finalmente degni di questo nome. Perché non sono le silhouette stilizzate e i richiami alla salubrità nelle confezioni a fare una tabella nutrizionale come si deve.

Quindi, pur avendo già citato la celebre multinazionale nella categoria dei cereali integrali con un altro prodotto, inseriamo anche questo, e al primo posto, in virtù della sua (relativa) salubrità.

Profilo nutrizionale passabile con il 15 % di fibre, ma pure il 14% di zuccheri, ben oltre il consentito per un prodotto che aspira a essere sano. Grezzi, particolarmente spessi e croccanti superano la prova del sapore nonostante l’alta percentuale di crusca e rendono bene nel latte. Altro bonus per il prezzo conveniente.

Ingredienti: frumento integrale (66%), crusca di frumento (21%), zucchero, farina di avena (6%), sciroppo di glucosio, aroma di malto d’orzo, sale, aroma naturale, vitamine (niacina, B6, B2, B1, acido folico, D, B12) e ferro).

Prezzo: 1,36 (per 375 grammi)
Prezzo al chilo: 3,63 euro

VOTO: 8.5

CATEGORIA MUESLI

Contendenti: Kellogg’s Extra, Cameo Vitalis, Mulino Bianco Gran Cereale



CAMEO – VITALIS



Ricorda il sapore dolciastro dei pezzetti di cioccolato, scaglie miste al latte (7%) e fondente (8%), troppo zuccherose anche se ben proporzionate rispetto agli altri ingredienti: fiocchi integrali di avena (46%), zucchero, olio di palma, sciroppo di glucosio, germe di grano essiccato, farina di grano tenero, farina di riso, miele, farina integrale di grano tenero, sale, estratto di malto d’orzo disidratato, latte scremato in polvere, aromi.

Ora, sapete che nelle confezioni gli ingredienti non sono indicati a caso, ma per ordine decrescente di quantità.

Se lo zucchero è al secondo posto, è doveroso nei confronti del nostro indice glicemico un consulto della tabella nutrizionale: 25 grammi di zuccheri su 100. Uno sproposito. In pratica i fiocchi d’avena sono tenuti insieme dallo sciroppo, alla faccia dello stretching esibito nella scatola. E sono anche costosi.

Prezzo: 2,85 euro (per 300 grammi)
Prezzo al chilo: 9,50 euro

VOTO: 5

KELLOGG’S – EXTRA



“Ora con più cioccolato” grida la confezione. Ma di cioccolato ce n’è ben poco e per giusta le scaglie di fondente, dal buon sapore, si raggruppano sul fondo del sacchetto visto che pesano più dei fiocchi.

I cereali sono raggrumati e le nocciole rasentano il profilo “inodore e insapore”, comunque è un muesli fragrante e meno zuccherato del precedente (ci assestiamo comunque su valori molto alti, 21 grammi su 100).

Ingredienti: fiocchi d’avena (47%), zucchero, olio di palma non idrogenato, pezzi di cioccolato (11%), grassi del latte, emulsionante (lecitina di soia), farina di frumento, nocciole (3%), cocco disidratato, melassa, sale, estratto di malto d’orzo, cannella, vitamine (niacina, B6,B2,B1, acido folico, B12) e ferro.

Prezzo: 2,17 euro (per 375 grammi)
Prezzo al chilo: 5,8 euro

VOTO: 6.5

MULINO BIANCO – GRAN CEREALE



Quel “- 60% di grassi” a caratteri cubitali nella confezione attira l’attenzione. La scritta prosegue così: “rispetto alla media della categoria muesli e cereali croccanti più venduti”.

Lasciando perdere la costruzione grammaticale, controlliamo subito. Impieghiamo come parametri i muesli precedenti, che sono anche i più comuni. I Kellogg’s Extra dichiaravano in tabella nutrizionale 25 grammi di grassi su 100, mentre i Vitalis della Cameo 21 grammi.

I Gran Cereale Mulino Bianco contengono il 7.4% di grassi. Benè, la verità è un buon presupposto. Ma sulla faccenda degli zuccheri questo “mix di cereali croccanti e cioccolato” si guarda bene dall’ostentare alcunché: 22 grammi, in perfetta media con i contendenti.

L’aspetto è grezzo e il profumo piacevolmente tostato, siamo lontani dai tediosi sentori dolciastri, inoltre c’è una buona varietà, come conferma la lista ingredienti: 30% di cereali croccanti (frumento integrale, avena integrale, riso, estratto di malto d’orzo, orzo soffiato, oligofruttosio, olio di girasole, aroma, sale), 30% di cereali croccanti con cacao (avena integrale, riso, frumento integrale, zucchero, orzo soffiato, estratto di malto d’orzo, oligofruttosio, olio di girasole, cacao magro, sciroppo di glucosio, sale, aroma), 28% di fiocchi di riso e frumento integrale (riso, frumento integrale, zucchero, glutine e germe di frumento, latte scremato in polvere, amido di frumento, sale, malto d’orzo, agenti lievitanti ed emulsionanti), cioccolato (12%).

L’effetto al palato è un alternarsi di consistenze e il cioccolato, per quanto non abbondante in percentuale, rende parecchio.

Prezzo: 1.97 euro (per 300 grammi)
Prezzo al chilo: 6,57 euro

VOTO: 9

CATEGORIA BARRETTE AL CIOCCOLATO

Contendenti: Kellogg’s Special K, Nestlè Fitness, Hero Light



HERO



Hero, che sfida sullo scaffale del supermercato i mastodonti Kellogg’s e Nestlé, fa anche barrette “normali”, insomma più caloriche, troppo lontane dalle Fitness e dalle Special K per essere prese in considerazione. Anche la versione della Gran Cereale si discosta da questo genere di prodotto: barrette di muesli da 35 grammi, dai valori nutrizionali simili a quelli della confezione vista nel precedente match. Insomma, un’altra cosa.

Per barrette intendiamo merendine spezza-appetito da circa 20 grammi, tre morsi di cereali tenuti insieme, quando va bene, dal miele. La versione più venduta al cioccolato, che nel caso di Hero è caramellosa e compatta, ostenta l’assenza di zuccheri aggiunti per poi rifilarci uno snack dolciastro.

Rieccolo, il maltitolo (che ricordiamo, è un dolcificante naturale) questa volta al primo posto nella lista degli ingredienti e seguito da: 12% di fiocchi di cereali integrali tostati (oro, frumento), fiocchi di frumento integrale, fiocchi di frumento integrale al cacao, 9% di cioccolato al latte con edulcorante, 8% di fiocchi di mais, arachidi tostate, grasso di cocco, stabilizzante (glicerolo), sale, emulsionante (lecitina di girasole), aroma naurale di cocco con altri aromi.

L’1,9% di zuccheri è una buona percentuale, così come il 7.4% di proteine è interessante per una barretta che si ripromette di tenerci in forma. Ma con il sapore non ci siamo proprio.

Calorie a barretta: 67

Prezzo: 1,99 (per 6 barrette da 20 grammi)

VOTO: 5

NESTLÉ – FITNESS



Come sono fotogenici i prodotti nelle confezioni. Prendete la barretta Fitness: vedete la base di cioccolato, che sembra far concorrenza alla glassa della migliore torta Sacher di  Vienna?

Ecco, non esiste. Una volta scartato lo snack si riduce a un velo sottile piuttosto dolciastro. La consistenza della barretta, in sé, non è male; abbastanza croccante e dal sapore mielato alterna pochi cereali al cioccolato. Retrogusto dolciastro, al solito.

Ingredienti: 48,2% di cereali (frumento integrale, riso, farina di frumento integrale, farina di mais, farina di riso), 17% di cioccolato, poliricinoalenato di poliglicerolo, aromi naturali, sciroppo di glucosio, zucchero, sciroppo di zucchero invertito, estratto di malto da orzo, umidificante (glicerolo), oli vegetali (palma, girasole), vitamine e minerali (carobanot di calcio, ferro, niacina, acido pantotenico, vitamina B, acido folico, riboflavina), sciroppo di zucchero di canna parzialmente invertito, sale, cacao in polvere, emulsionante (lecitina di girasole) correttore di acidità, aromi naturali, cacao magro in polvere, antiossidante, destrosio.

Un discreto 6% di fibre e 6% di proteine e uno sconvolgente concentrato di zuccheri: il 27,8%.

Calorie per barretta: 90

Prezzo: 3,29 euro (per 8 barrette da 23,5 grammi)

VOTO: 6

KELLOGG’S – SPECIAL K



La soddisfazione del palato parte dagli occhi, e dunque la barretta Special K parte bene. Celebre, imitata, poco appiccicosa non presenta ghirigori di simil-cioccolato sulla superficie, solo la base fondente.

Il mix di cereali è ben dosato, le pepite di cioccolato non sono dolciastre, non restano in bocca retrogusti al limite del nauseante. 6,8 grammi di proteine e ben 9,6 di fibre. 25 grammi di zucchero su 100, non se ne esce.

Ingredienti: 32% di cereali integrali (frumento e avena), 13% di cioccolato, 11% di cereali croccanti (farina fumento integrale, farina di riso, zucchero, farina di malto d’orzo, farina di frumento maltato, sale, olio di colza non idrogenato, stabilizzante (carbonato di calcio), emulsionante (lecitina di soia), sciroppo di glucosio, fibra di mais, zucchero, fruttosio, pezzi di cioccolato fondente (2%), umettanti (sorbitolo, glicerolo), olio di palma non idrogenato, destrosio, sale, aroma di malto d’orzo, aroma, emulsionante, latte, antiossidante, vitamine (niacina, B6, B2, B1, acido folico, B12) e ferro.

Calorie a barretta: 85

Prezzo: 1,83 (per 8 barrette da 21 grammi)

VOTO: 7.5


Uova di Pasqua al cioccolato: Prova d’assaggio a Torino

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Ogni anno la stessa storia. Sembra facile scegliere l’uovo di Pasqua ma non è così. Cosa privilegiare? La qualità del cioccolato, il prezzo, la sorpresa?

Siete fuori strada se pensate a un mercato poco significativo, nel mese che precede la Pasqua gli italiani spendono circa 350 milioni di euro, con un prezzo medio delle uova –che pesano in media tra 180/220 grammi– di 8euro, ovvero 40euro al chilo. Mica poco.

In generale la qualità del cioccolato è maggiore quando la percentuale di cacao è più alta. E più pregiato è il cioccolato meno sono gli ingredienti. Diffidate da siero di latte, aromi e ovviamente grassi vegetali. Specie dagli oli tropicali come olio di palma o di colza.

 



Indecisi anche noi su quale Prova d’Assaggio dedicare questa volta all’uovo di Pasqua, siamo stati a Torino, dove un tempo ogni via pretendeva d’avere la sua cioccolateria, per un confronto all’ultima percentuale di cacao tra i migliori artigiani della capitale del cioccolato italiano.

Oggetto del test è la semplicità, o per meglio dire l’uovo classico, al cioccolato fondente, senza ricami, svolazzi o sapori in aggiunta. Si comincia.

6. PEYRANO



Una delle pasticcerie storiche di Torino, aperta da Antonio Peyrano nel 1915.

L’incarto dell’uovo di Pasqua sembra fermo a quel periodo, se non fosse per il coniglietto di peluche. Confezione comunque ultra classica. Al laboratorio di Corso Moncalieri 47, con vetusta vetrina di gianduiotti e tavolette, ci hanno spiegato che nonostante il pupazzo questa è la versione per adulti.

Bisogna dire che per 190 grammi di uovo (dimensione minima) si spende un bel gruzzolo, e che nel valutarlo abbiamo dovuto per forza tenerne conto.

Liberato l’uovo dall’incarto prevale un intenso aroma di vaniglia. Al tatto il cioccolato dalla finitura grezza regala sensazioni gradevoli, peccato che al sapore pieno segua un retrogusto allappante a causa della bassa percentuale di cacao: solo il 51%, poco per un cioccolato fondente con più di qualche pretesa.

INGREDIENTI: Cacao 51%, zucchero, burro di cacao, emulsionante (lecitina di soia), bacche di vaniglia Bourbon.



Capitolo sorpresa. Apro con la fiducia della ragazzetta a cui hanno spiegato che il vino buono sta nelle botti piccole, e le sorprese migliori nei piccoli involucri. Bufala, post-verità, come diciamo oggi? Beh, un po’ sì, come conferma questo braccialetto di bigiotteria con elastico. Roba da Cioè.

PREZZO: 33, 5 euro (uovo da 190 grammi)
VOTO: 6.5

5. VENCHI



Menzione d’onore al sapore rotondo del sempre ottimo cioccolato Venchi, che in questo caso prevede il 56% di cacao. La dolcezza contenuta è un invito a continuare, fermarsi dopo un quarto di uovo è piuttosto complicato.

Persistenza breve, astringenza modesta (l’attrito tra lingua e palato causato dalle sostanze legnose del cioccolato) e un vago sentore di caffè, bilanciato dall’aroma di vaniglia che strizza l’occhio qui e là.

INGREDIENTI: massa di cacao, zucchero, burro di cacao, emulsionante (lecitina di soia), aroma di vaniglia naturale.



La sorpresa potrebbe essere un portachiavi o l’orecchino da naso di una mucca agghindata a festa. Giudicate voi. Noi speravamo meglio.

PREZZO: 30 euro (per 220 grammi)
VOTO: 7

4. GUIDO CASTAGNA



Confezione deliziosa, che come da copione richiede cinque minuti per essere scartata, vorrete mica rovinare un uovo del genere?

Esponente torinese del “bean to bar” (dalla fava di cacao alla tavoletta di cioccolato, l’espressione usata dagli anglosassoni per dire che il cioccolatiere controlla tutta la filiera del suo prodotto), Guido Castagna piazza nientemeno che un pallet in miniatura al posto del solito cono, per sostenere il prezioso ovale.

Cioccolato fondente con il 64% di cacao dalla spiccata acidità, avvertibile fin dall’ingresso in bocca. L’amaro del retrogusto avvolge il palato, il modo in cui si scioglie il cioccolato è un piacere a parte.

Cioccolato duttile, fondente ma morbido, che per la nota tostata dovuta all’impiego dello zucchero di canna ricorda il gianduiotto.



Meno apprezzabile la sorpresa trovata all’interno, della serie consigli per gli acquisti”.

Un mazzo di carte per giocare a Memory con le immagini dei prodotti più celebri di Castagna. Anche no, grazie.

PREZZO: 18 euro (per 180 grammi)
VOTO: 7.5

3. STREGLIO



Si chiama Streglio “dal 1924”, ma non è più quella del 1924. O meglio, l’azienda che i torinesi non più giovanissimi ricordano per la produzione industriale di cioccolato si è (ri)convertita al mondo artigianale, con un cioccolatiere –Salvatore Minniti– che arriva dal laboratorio del celebre Domori.

L’uovo di Pasqua è una sorpresa autentica. Niente aromi, produzione controllata dalla fava di cacao al prodotto finito, confezione curata e un sapore che si distingue; la nuova Streglio ha le carte in regola per stare in questa Prova d’Assaggio.

Colore scuro dovuto alla percentuale di cacao, particolarmente elevata (70%), l’aroma è così intenso da ricordare il caffè, la superficie grezza e corrugata si percepisce sotto i denti. Un uovo al cioccolato per adulti.

INGREDIENTI: pasta di cacao, zucchero, burro di cacao, emulsionanti (lecitina di soia).



Ancora un braccialetto (il secondo di oggi). Questa volta motivazionale, sulla scia di quelli di stoffa che si vedevano ovunque nelle spiagge tempo fa, inneggianti alla pace o alla forza interiore. Questo invita a essere entusiasti per ciò che si fa.

Neanche Streglio si è sprecata con la sorpresa, che finora è comunque la migliore. Addirittura indossabile.

PREZZO: 29 euro (per 420 grammi)
VOTO: 7.8

2. DOMORI



Domori: la raffinatezza abita qui. All’insegna del “meno è meglio” il noto marchio fondato da Gianluca Franzoni leva pellicole, carte chiassose e cordini fluo. La confezione è una custodia che protegge l’uovo di Pasqua con elegante piedistallo dorato. Non sarebbe fuori luogo in un museo del cioccolato.

Non è facile, credeteci, esprimere equilibrio e rotondità di gusto quando s’impiega il 75% di cacao, che è rigorosamente Criollo, coltivato nelle piantagioni venezuelane della stessa Domori, proprietà di Illy. E’ raffinata persino l’acidità percepibile nel retrogusto, ricorda il ribes.

INGREDIENTI: pasta di cacao Criollo, zucchero di canna, burro di cacao, emulsionante (lecitina di soia).



Incarti pacchiani a parte, quelli di Domori hanno avuto una bella pensata sul cadeau. Me li immagino, alla riunione del lunedì: “Che sorpresa mettiamo nell’uovo, idee?”. Il più brillante cervello del marketing butta lì la proposta: “I nostri gianduiotti?”.

Fategli sapere che Dissapore ha apprezzato; meglio di tanti oggetti raccogli-polvere.

PREZZO: 24,90 euro (per 150 grammi)
VOTO: 8

1. GUIDO GOBINO



Bambino che riesci ad apprezzare la complessità di questo cioccolato, sappilo, hai tutta la mia stima. E’ così, diamine, che si allevano (e allenano) le nuove generazioni gastrofanatiche, l’amato artigiano torinese Guido Gobino lo sa bene.

Un cioccolato fondente che mescola tre diverse fave, con una percentuale di cacao del 63%, impiegato dall’artigiano torinese in altre uova dal design raffinato con tanto di decorazioni artistiche.

Spicca e persiste l’amaro, insieme a una speziatura delicata, mentre restano in bocca sentori di frutta secca e un’acidità lievemente pungente. Soprassediamo sul 40% di lipidi intravisti in etichetta: siamo a Pasqua, non guardiamo a queste cose. Peraltro l’effetto al palato è tutt’altro che grasso; l’astringenza finale è da applausi.

INGREDIENTI: massa di cacao, zucchero di canna, burro di cacao.



La sorpresa sbaraglia la concorrenza: una costruzione firmata Quarcetti, l’azienda torinese di giocattoli. Non ci siamo divertiti a far girare il coniglio né l’albero di mele la manopola, ma è stato meglio che scartare un portachiavi.

PREZZO: 36 euro (per 560 grammi)
VOTO: 9

Colomba di Pasqua: Prova d’assaggio

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Autocitarsi non è elegante ma Dissapore l’aveva detto quattro anni fa che “la distanza tra colomba di pasticceria e industriale si va assottigliando, non è più abissale come una volta”.

E la tendenza della grande distribuzione a ostentare lieviti madre, canditi squadrettati grossolanamente e glasse artigianali era solo all’inizio.

Per fare il verso agli Eataly di turno e alle gastronomie di quartiere che non ci sono quasi più, le grandi catene strizzano l’occhio al consumatore medio-evoluto, se non proprio gastrofighetto.

Il mondo è gourmet anche al supermercato, e noi tutti siamo in egual modo gourmettizzati.

Così, per la consueta Prova d’assaggio prima di Pasqua, abbiamo pensato alle colombe industriali che anche i fini intenditori, tutto sommato, potrebbero comprare, pagandole tra gli 8 e i 13 euro.



Per aiutarci nel giudizio, abbiamo impiegato la stessa scheda di valutazione dei giurati di Regina Colomba, la principale manifestazione italiana sulle colombe di Pasqua., benché in quel caso i lievitati fossero soltanto artigianali.

6. BAULI



Abbiamo assaggiato, assaggiato di nuovo e, dopo un paio di giorni, riassaggiato il dolce per non essere avventati. Ma il sapore di brioche della colomba Bauli, celebre industria di lievitati da colazione, era sempre al suo posto.

Non sappiamo se è una faccenda di impianti di produzione oppure una scelta precisa, ma l’identità del pan brioche è evidente anche guardandola questa colomba, con una presenza modesta di canditi, leggermente gommosi.

Altrettanto evidenti sono i problemi di lievitazione, con l’impasto addensato nella parte superiore del dolce, lievemente schiacciata. Il prezzo, almeno, è contenuto.

INGREDIENTI: farina di grano tenero di tipo “0”, zucchero, uova fresche, scorze d’arancia candite (14,5%), burro, granella di zucchero (6,7%), lievito naturale (glutine), mandorle (2,7%), emulsionanti (mondo e digliceridi degli acidi grassi), olio di semi di girasole, farina di riso, albume d’uovo in polvere, latte scremato in polvere, sale, aromi.

Prezzo: 9,99 euro (per un chilo)

Esame visivo esterno 6/10
Esame visivo interno 5/10
Esame olfattivo 18/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 22/35
Corrispondenza all’idea del dolce 7/15

VOTO: 58

5. BALOCCO



L’incarto di plastica è abbastanza stucchevole, da casa delle bambole, mentre il termine “L’originale” ostentato in etichetta suona stravagante dal momento che nella ricetta originale l’uvetta, inclusa nel dolce, non c’è.

Estratta dalla confezione la colomba Balocco, celebre azienda di Fossano (CN), non risulta molto invitante nella “crosta” avara di zucchero, anche se al taglio le cose migliorano.

Canditi gommosi e non adeguati a questa fascia di prezzo, profumo aggressivo, ma almeno la filatura, ovvero l’effetto filante della pasta visibile malgrado la cottura, è discreta e il sapore complessivo discreto.

INGREDIENTI: farina di frumento, scorze d’agrumi candite (12,5%), glassa alle nocciole, burro, zucchero, tuorlo d’uova fresche, lievito madre naturale (frumento), granella di zucchero (6,2%), uva sultanina (3,6%), mandorle (2,5%), sciroppo di zucchero invertito, latte fresco pastorizzato (1,8%), emulsonanti (mono e digliceridi degli acidi grassi), sale, aromi.

Prezzo: 8,49 euro (per un chilo)

Esame visivo esterno 5/10
Esame visivo interno 8/10
Esame olfattivo 18/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 27/35
Corrispondenza all’idea del dolce 5/15

VOTO: 63

4. PALUANI



La più economica in questa fascia di prezzo intermedia tra le colombe low cost dei supermercati e quelle artigianali sfornate dalle pasticcerie, non ambisce al primato per aromi e sensazioni tattili.

Abbondante (il fatto che pesi un chilo e mezzo aiuta a mantenere il prezzo basso), dalle fattezze un po’ grossolane, si dimostra ben alveolata e senza squilibri aromatici. Soprattutto, sa di colomba, a differenza delle due precedenti.

Solo un appunto: il candito, è stato candito? Perché somiglia alla scorza d’arancia zuccherata, forse risultato di un lavoro frettoloso.

INGREDIENTI: farina di frumento, uova fresche, scorze di agrumi canditi, zucchero, burro, glassa, granella di zucchero, lievito naturale (frumento), latte fresco intero pastorizzato, mandorle, emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi), sale, burro di cacao, aromi.

Prezzo: 9,49 euro (per un chilo e mezzo)

Esame visivo esterno 6/10
Esame visivo interno 7/10
Esame olfattivo 23/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 25/35
Corrispondenza all’idea del dolce 13/15

VOTO: 74

3. VERGANI



Equilibrata nella pasta, secca ma non asciutta, la filatura svolta correttamente regala una consistenza perfetta.

Peccato per l’alveolatura limitata, perché anche i canditi sono morbidi e saporiti, e l’aspetto esterno davvero piacevole. Come non ricordare allora che Vergani produce anche la colomba della linea Sapori e Dintorni di Conad, venduta a un prezzo inferiore.

INGREDIENTI: farina di grano tenero tipo “0”, scorze d’arancia candite (20%), zucchero, glassa (11%), burro, acqua, tuorlo d’uovo, lievito naturale, mandorle (2%), emulsionanti, miele, latte scremato in polvere, burro di cacao, sale, aromi.

Prezzo: 9,99 euro (un chilo)

Esame visivo esterno 10/10
Esame visivo interno 8/10
Esame Olfatto 20/30
Esame olfattivo/gustativo/ tattile 25/35
Corrispondenza all’idea del dolce 14/15

VOTO: 77

2. GALUP



Poteva essere il migliore acquisto di questa Prova d’Assaggio. Invece Galup, storica azienda di Pinerolo (TO), è scivolata sulla buccia di banana della glassa, perdendo il primo primo posto che, pensavamo di assegnargli.

Confezione vintage, quasi austera, il prezzo più alto del lotto e la dicitura colorata di bianco, rosso e verde: “40 ore di lievitazione lenta, tre fasi d’impasto”. Ma, come detto, la glassa ben suddivisa tra mandorle e zucchero, ha ceduto lievemente, con ricaduta (ma il termine corretto sarebbe “caduta”) anche sull’aspetto interno.

Una matassa di zucchero si concentra sul fondo della colomba, così ben alveolata e profumata da far pensare a un dolce artigianale. In bocca non lascia molti ricordi mentre il tatto è perfetto e, soprattutto, chiudendo gli occhi per non pensare a ciò che abbiamo di fronte, strappando un pezzo e masticandolo è proprio una buona colomba che viene in mente.

La lista ingredienti è la migliore del lotto: farina di grano tenero di tipo “0”, scorze di arancia candite (18%), zucchero (11%), burro (9,5%), tuorlo di uova fresche di categoria A (7%), emulsionanti (mono e digliceridi degli acidi grassi), lievito naturale (2%), latte intero (1%), sale, aromi.

Prezzo: 12.99 euro (per un chilo)

Esame visivo esterno 9/10
Esame visivo interno 9/10
Esame olfattivo 28/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 30/35
Corrispondenza all’idea del dolce 15/15

VOTO: 91/100

1. TRE MARIE



La morbidezza del candito, irregolare e copioso, oltre alla mandorla buona, che ancora si conserva croccante, sono i due fattori principali che fanno prevalere la colomba Tre Marie. A eccezione di una lieve ammaccatura, l’aspetto è armonioso.

Un po’ del profumo della glassa, che ricorda un amaretto molto dolce, invade la pasta, già piacevolmente aranciata. Filatura eccellente, senza sfociare nella morbidezza da marsh mallow di moda tra molti lievitati artigianali.

Bella, e al giusto prezzo.

INGREDIENTI: farina di frumento, scorza di arancia candita (15%), granella di zucchero (11%), glassatura (10%, zucchero, burro, tuorlo d’uovo fresco, lievito naturale (frumento), mandorle intere (3,5%), emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi), siero di latte in polvere, sale, aromi naturali.

Prezzo: 10,99 (per un chilo)

Esame visivo esterno 9/10
Esame visivo interno 9/10
Esame olfattivo 28/30
Esame gustativo/retrolfattivo/ tattile 33/35
Corrispondenza all’idea del dolce 14/15

VOTO: 93

Le migliori cassate siciliane di Palermo: Prova d’assaggio

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Gli abbonati al club dei trigliceridi da questa parte, grazie. Altri lettori da allertare: chi mollerebbe tutto seduta stante per fuggire a Palermo, infilandosi volentieri nella prima pasticceria.

Ma che dico la prima!

Siamo su Dissapore, diamine. Dove oggi si celebra il rito raffinato e barocco –poteva esistere un post sul tema senza l’aggettivo barocco?–, al contempo allegro e variopinto della cassata siciliana, e delle 9 più voluttuose pasticcerie palermitane.

 

Se il cannolo, proposto ovunque nell’Isola, identifica il carattere dei siciliani (a proposito, avete letto la nostra classifica palermitana?) la cassata, di origine greca, quando era un dolce di ricotta e formaggio mescolati al miele, trasformato dai romani in focaccia, ne rappresenta lo stile, con Palermo come massima espressione: capu di Regnu per capirsi.

Ecco perché siamo andati nel capoluogo con l’idea di proporvi questa pomposa prova d’assaggio.

Abbiamo valutato: ricotta, gocce di cioccolato, pan di Spagna, glassa, canditi e marzapane. E soprattutto sapore, dove le differenze tra i contendenti sono sottili, e bella presenza, con disparità in questo caso più evidenti. Ragione per cui abbiamo premiato anche la cassata siciliana più bella.

NEW PARADISE

Pasticceria molto frequentata da palermitani e turisti di ogni età che ne apprezzano dolci e gelati da consumare sul posto (che è pure gastronomia e pizzeria) o da portare via per un consumo più appartato.

Confezionata in una scatola elegante che gioca con i toni del marrone, la cassata del locala aperto in città dal 1978 ha un aspetto raffinato e invitante.





La frutta candita è abbastanza morbida, la glassa sottile ma non sciolta. Se il sapore della ricotta si fa ricordare a lungo, il pan di Spagna risulta un po’ duro e stopposo.




Marzapane non stucchevole e dal colore candido e bello da vedere.

VOTO: 6

PASTICCERIA CAPPELLO

Confezione rosso fragola, con tanto di corona nel logo di una delle pasticcerie più famose di Palermo, oggi guidata da Giovanni Cappello. Tutto per avvolgere nel migliore dei modi la cassata da viaggio.





L’aspetto è insolitamente modesto, la glassa abbastanza spessa, il pan di Spagna risulta inzuppato e un po’ spugnoso.

Forse perché i pasticcieri di Cappello sono anche cioccolatieri sopraffini, ma nella ricotta la presenza delle gocce di cioccolato è eccessiva, perfino assillante. Sapore deciso per la frutta candita, matura ma piacevole.





Se il rivestimento di marzapane è spesso e tendenzialmente insapore, la ricotta spicca per cremosità.

VOTO: 6 e mezzo

ANTICO CAFFE SPINNATO

Non siamo nella tipica pasticceria siciliana, la vocazione da gran caffè con ambiente e dolci internazionali, sempre affascinanti e ben curati, è evidente.

A pochi passi dal Teatro Politeama, l’Antico Caffe Spinnato è una vera bottega del dolce, attentissima anche a confezionare i propri prodotti come se fossero gioielli. Non fa eccezione la cassata.





Proprio questa tendenza a privilegiare l’apparenza rende scettico più di un palermitano, che tende a valutare Spinnato, nonostante il successo di cui gode da molti anni, non migliore di altre pasticcerie meno conosciute. Sarà anche così ma la cassata di Spinnato rimane tra le migliori che si possono acquistare in città.

Se il giudizio si fermasse all’estetica, guardate voi stessi, vincerebbe su tutti: tagliare una cassata tanto bella sarà anche un peccato ma non provarla è reato.





Ma anche il resto non scherza, il livello è alto in ogni componente: aspetto, colore e sapore. Al netto dell’aspetto moderno e ammaliante, spiccano i canditi freschi, morbidi e succosi.

VOTO: 9 e mezzo

PASTICCERIA COSTA

Se chiederete a un palermitano qual è il posto migliore per comprare la cassata, quello vi risponderà inorgoglito, lusingato per aver conquistato la vostra fiducia. Mangiar bene sempre e comunque è un aspetto della vita su cui i palermitani non sono disposti a scherzare.

La cassssaaaata?. E più le consonanti raddoppiano, più le vocali si aprono, più dovete fidarvi dei consigli elargiti dai palermitani.

Che se vi trovate in centro non avranno dubbi, indicandovi solerti la pasticceria Costa.





In un posto così ben frequentato la confezione, neanche a dirlo, è elegante e tradizionale, senza insistere troppo sul binomio inscindibile bianco e oro.

Nella cassata la ricotta è pastosa, dal sapore persistente, ci si aspetterebbe un tocco di dolcezza in più.





Per contro i canditi sono i migliori del lotto, profumati, dai colori lucidi e vivi, in contrasto cromatico con la glassa, spessa e dal colore bianco neve. Inappuntabile il pan di Spagna.





VOTO: 8

PASTICCERIA OSCAR

Sì, siete in una pasticceria, nonostante l’ingresso ricordi un cine-disco da pomeriggio-giovani anni ’90. Ve lo conferma l’irresistibile profumo che sentite arrivare dal laboratorio e la consapevolezza di essere da Oscar, pasticceria nota, amata e considerata tra le migliori della città.

Con visibile orgoglio da parte dei titolari.





Rispetto all’ingresso la cassata ha un aspetto più sobrio, quasi anonimo. La forma è più schiacciata rispetto alle contendenti del lotto e particolarmente adagiata, la glassa ha uno spessore medio con i canditi dai colori smorzati e dal gusto delicato.

Gradevole la ricotta.





VOTO: 7 e mezzo

BAR ROSANERO

Può un enorme bar pasticceria con annesso tabacchi e centro scommesse, realizzare una tra le cassate migliori di Palermo?

Il posto, localizzato nello storico quartiere della Kalsa, proprio di fronte all’orto botanico, di Rosanero ha poco, giusto pavimenti e toilette (oltre al cuore da tifosi). Di certo non la confezione, seriosa e tendente al grigio tortora.





In questo caso la glassa è molto esile, con tendenza ad assottigliarsi man mano che ci si avvicina al centro del dolce. Di primo acchito non si direbbe perfetta.





I canditi sono opachi, con un sapore che ricorda la frutta matura, pan di Spagna perfettamente umido e ricotta super cremosa.

L’equilibrio è la cifra stilistica del dolce, che ha una quantità dosata di cioccolato e il marzapane in quota non invadente. Peccato per i canditi e qualche imperfezione nell’aspetto. Ma l’insieme va premiato.

VOTO: 9

FRATELLI MAGRI’

Pasticceria amata dai palermitani alternativi per forza, sottilmente polemici, coloro a cui vanno stretti i laboratori famosi e amano poco le griffe. Convinti che altrove sia comunque meglio.

La confezione è tradizionale ma, dobbiamo concederlo agli alternativi di cui sopra, più fresca e ruspante.





Aspetto infantile e giocoso, con il colore dei canditi, morbidi e profumati, che sembra uscire da una tela naif o da un libro di favole. L’interno è affidato alla ricotta, spumosa e piacevole.




VOTO: 8

SCIMONE

La zona non è tra le più eleganti di Palermo, contribuisce all’impressione generale il palazzo forse antico, forse abusivo proprio di fronte alla piccola pasticceria che sforna famose specialità locali come le dita d’apostolo.





Estetica semplice, senza troppi fronzoli, con la glassa della cassata che a tratti è spezzata e i colori semplici. Pan di Spagna sottile, canditi comunque buoni, ricotta dalla consistenza carezzevole.


VOTO: 7

PASTICCERIA CAFLISH

Confezione a parte, troppo cupa per un dolce allegro, la cassata della pasticceria Caflish è la più bella. L’aspetto è davvero impeccabile: elegante, barocca, quasi artistica nella composizione.





Dei discreti rimandi verdi rivelano la presenza del marzapane anche al di fuori della glassa, con una bella variante cromatiche rispetto agli altri dolci del lotto. La sistemazione della frutta candita, lievemente secca, è un piccolo capolavoro di per sé.





Peccato che il pan di Spagna sia vistosamente asciutto, di un colore giallo splendente, quasi abbagliante. Il marzapane ha un sapore molto deciso.

VOTO: 6,5

Cos’abbiamo imparato da questa prova

Sbaglia chi pensa che la cassata sia un dolce troppo dolce, è vero invece che più la si assaggia più s’impara ad amarla.

La freschezza è facilmente riconoscibile. Dal sapore della ricotta, dal colore vivace dei canditi che non devono essere circondati da una patina bianca, dalla consistenza della glassa, chiamata a vestire la cassata di un velo più o meno spesso ma non molliccio.

Può essere conservata in frigo fino a cinque giorni, ma dà il meglio al secondo – terzo giorno di vita, quando si assapora nella sua completezza.

La ricotta non è l’elemento cardine, su tutto regnano invece i canditi, piccoli gioielli dalla piacevolezza ben diversa rispetto a quelli dei cannoli.

Ovviamente, se un diamante è per sempre, la cassata è per qualche minuto.



[CREDIT – FOTO ALFIO BONINA]

Pasta senza glutine: prova d’assaggio

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Non scervellatevi per rispondere alla domanda che stiamo per farvi, la risposta è semplice.

Se gli scaffali dei supermercati sono stracolmi di pasta senza glutine, la risposta è un mercato in crescita costante che, solo in Italia, vale 159 milioni di euro.

Buona parte dei pastifici nazionali, prevedibilmente, hanno riservato al fenomeno gluten free una linea apposita, attenzione però a confondere questo genere di prodotti con quelli salutistici.

Il senza glutine non è più salutare né tantomeno porta a perdite di peso. Al contrario, spesso fa ingrassare.



Per un’altra Prova d’assaggio dedicata al gluten free dopo quella dei biscotti siamo andati al supermercato e abbiamo fatto incetta di penne rigate “specificamente formulate per persone intolleranti al glutine” (quindi quelle certificate, con tanto di bollino).

Alla cassa le abbiamo pagate senza l’apposito tesserino, quello che certifica la condizione di celiaco, e quindi intollerante al glutine, e quindi senza lo sconto garantito dallo Stato.

Ci siamo sentiti molto italiani mentre svuotavamo il carrello per mettere la pasta sul nastro e la cassiera ci chiedeva del certificato; chissà lei quanti ne avrà visti di tipi come noi!

7. LA MOLISANA



Ci sarebbe anche l’amata trafilatura al bronzo, estremo tentativo di accrescere l’appeal della pasta La Molisana, abbastanza insipida ahinoi, tanto che il risultato finale lascia l’amaro in bocca. Nel vero senso della parola: il retrogusto è amaricante.

Peccato, la consistenza era buona.

Ingredienti: riso integrale (34,5%), mais giallo (30%), mais bianco (15%), riso (10%), amido di tapioca (7%), quinoa (3%), emulsionante E471 (0,5%).

Prezzo: 1,99 euro (per 400 grammi)

Prezzo al chilo: 4,97 euro

VOTO: 5.5

6. BARILLA

 

Nove minuti di cottura per attenuare l’appariscente tinta fluo Barilla. Colore eccentrico ma calma piatta nel sapore, completata da una deglutizione faticosa, infine la sensazione di allappamento che asfalta il palato.

La buona tenuta della cottura salva l’onnipresente confezione blu elettrico dal fondo della classifica.

Ingredienti: farina di mais bianco (65%), farina di mais giallo (29,5%), farina di riso (5%), acqua, emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi).

Prezzo: 1,35 euro (per 400 grammi)

Prezzo al chilo: 3,4 euro

VOTO: 6

5. SCOTTI



Il dottor Scotti consiglia un tempo di cottura tra sette e otto minuti, ci atteniamo meticolosi alla ricetta tenendoci sui sette e mezzo, ma il risultato è abbastanza appiccicoso.

E’ pur sempre pasta di riso, non strabuzzate gli occhi per il colore ospedaliero. Ma il vero grande assente è il sapore.

Ingredienti:  farina di riso (96,5%) quinoa (2%), amaranto (1%), emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi).

Prezzo: 1,79 euro (per 250 grammi)

Prezzo al chilo: 7,16 euro al chilo

VOTO: 6.5

4. LE VENEZIANE



Da quando abbiamo deciso che gli intolleranti al glutine abbiano meno appetito degli altri? Lo chiediamo perché il contenuto delle confezioni di pasta è quasi sempre inferiore al formato da mezzo chilo. Sarà un meccanismo in qualche modo collegato al prezzo elevato di queste paste?

Le Veneziane, altro marchio molto diffuso nei supermercati, piazzano sullo scaffale gluten free la confezione da 250 grammi. Tra le tante a base di mais, è quella che all’olfatto rivela prima e più delle altre il granoturco. Buona consistenza, poco gommosa.

Ingredienti: farina di mais (96,9%), fibre vegetali (1,5%), fibra alimentare (inulina, 1,5%), emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi di origine vegetale).

Prezzo: 1,36 (per 250 grammi)

Prezzo al chilo: 5,44 euro

VOTO: 7.5

3. GAROFALO



La versione gluten free del marchio Garofalo, in genere più apprezzato rispetto alla media dai frequentatori dei supermercati, noi compresi, è abbastanza pallida. E tende un po’ allo sfaldamento: toccando la rigatura, una volta cotta, resta sul dito una sorta di cremina.

Il nostro giudizio non è influenzato dai claim pubblicitari, ma l’idea di scrivere “Il gusto è un diritto” nella confezione è brillante. Strizzano l’occhio ai celiaci (quelli veri), riadattando l’idea di “diritto al piacere” predicata da Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, fin dagli anni ’80 del secolo scorso.

Merita una buona posizione per il retrogusto, migliore rispetto alle altre marche del lotto, mentre appaga l’olfatto con profumi di frutta secca, in particolare di pinoli.

Ingredienti: farina di mais (70%), farina di riso (18%), quinoa (3%), amido di mais, stabilizzante (E471).

Prezzo: 2,52 euro (per 500 grammi)

Prezzo al chilo: 5,04 euro

VOTO: 7.8

2. FELICIA



Molto diffusa nella grande distribuzione, la linea Felicia si fa notare per i formati estrosi e, c’è da dirlo, meno tristanzuoli di tante paste gluten free. Producono, per esempio, i fusilli di piselli verdi bio.

Invitante anche l’aspetto di queste penne rigate: il colore grezzo suggerisce salubrità e la ruvidezza è piacevole al palato. Il profumo che ricorda da vicino la crusca potrebbe risultare fastidioso, ma vista l’assenza di aromi che caratterizza la pasta senza glutine è da considerare un buon auspicio. Anche il sapore è più deciso, un po’ faticosa la masticazione, con qualche residuo che resta tra i denti.

Prezzo: 2,59 euro (per 340 grammi)

Prezzo al chilo: 7,6 euro

VOTO: 8

1. RUMMO



Il podio della pasta senza glutine è un inno alla credibilità. Credibile, come vera pasta s’intende, descrizione “che sorge spontanea” delle penne Rummo, che tanto per iniziare non sono gommose. Al tatto risulta ruvida e nonostante i 12 minuti di cottura tende a sfaldarsi meno di altre.

A proposito di verosimiglianza, il sapore è quello dei cereali, si percepisce persino un accenno di profumo, probabilmente per la componente integrale degli ingredienti: riso integrale (36%), mais giallo (32,5%), mais crudo (20%), riso (8%), emulsionante (mono e digliceridi degli acidi grassi di origine vegetale).

Prezzo: 1,99 (per 400 grammi)

Prezzo al chilo: 4,97 euro

VOTO: 8.3

Il migliore Lambrusco da comprare all’Esselunga

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Voialtri, dite la verità, ricordate del Lambrusco le versioni a basso prezzo che dagli anni Ottanta invadono gli scaffali dei supermercati.

Al massimo considerate il vino frizzante, semplice e sincero, che chiama tortelli, salame e chiacchiere scurrili, buono per l’esportazione nei Paesi che si fanno abbindolare dall’Italian Sounding.

Ecco su questo punto vi sbagliate.

Siamo noi stessi, gli italiani, i primi ultras del Lambrusco, che nel frattempo è cambiato parecchio e con 13,1 milioni di litri è stato il vino più venduto del 2016 nei nostri supermercati (dati Iri, Istituto di ricerca italiano).

Certo, il prezzo (incluso nella fascia dei 5 euro), aiuta: sullo scaffale le bottiglie si trovano davanti ai nostri occhi, non dobbiamo cercarle troppo.



Capita l’antifona, o per spiegarci meglio, studiati con attenzione i dati IRI, abbiamo deciso di testare con una Prova d’assaggio le etichette di Lambrusco più diffuse nel reparto vini degli amati supermercati Esselunga.

Decisa la fascia di prezzo, 5 euro appunto, le bottiglie sono state messe prima nel carrello, poi in classifica dopo una impeccabile degustazione.

3. UMBERTO CAVICCHIOLI UMBERTO E FIGLI – ROBANERA

Il nome, in verità piuttosto eccentrico –sembra il titolo di un film splatter anni ’80–, distoglie l’attenzione dal produttore di questo Lambrusco di Modena DOC.

Trattasi di Umberto Cavicchioli & Figli, effigie della grande, ma che dico grande, grandissima distribuzione, spesso posizionato con i pintoni di Lambrusco Emilia IGT da 3 euro al litro tra Ronco e Tavernello, appena sopra lo scaffale dei bag in box (cartoni con dentro un sacco in plastica svuotabile attraverso la valvola a rubinetto).



Va da sé che Robanera –prezzo di vendita 5 euro– è il meglio lambro della cantina: miscela di Lambrusco Grasparossa, Lambrusco Salamino e Lambrusco Sorbara, viene a noi con un’etichetta in sontuoso stile neoclassico.

Ben più povera è la percezione all’olfatto. I frutti rossi e le note speziate che dovrebbero caratterizzare il calice appena versato, sono più deboli del previsto, benché il colore inganni rimandando a un’intensità solo presunta. Il rosso intenso con riflessi violetti che caratterizza quasi tutti i lambruschi è parecchio vigoroso.

Servirlo a una temperatura inferiore ai 12°, come suggerito nella contro-etichetta, non basterà a limare i picchi di acidità.

Gradazione: 9,5%
Prezzo: 4,98 euro
Voto: 6

2. CLETO CHIARLI

Identico prezzo ma cantina diversa, di norma associata a prodotti di maggiore qualità.

In questo caso la Denominazione di Origine Controllata di riferimento è Grasparossa di Castelvetro, realizzato per l’appunto con uve Grasparossa, dal profumo più intenso.

All’olfatto le percezioni sono più piacevoli rispetto al primo contendente: lampone e frutti rossi, oltre che fragola. E questa, badate, non è una critica; chiunque ami il genere si muoverà nella sua zona di comfort.



Lo storytelling della contro-etichetta enfatizza un po’ quando preannuncia la “buona struttura”, che invece abbiamo faticato a riscontrare.

Spuma fine, abbondante e, dato curioso, persistente. No, ahinoi, non stiamo parlando di birra.

Gradazione: 11%
Prezzo: 4,89
Voto: 7

RIGHI

Siamo al supermercato, lo spazio di manovra per suggerire il vino migliore tra bottiglie dello stesso vitigno è abbastanza limitato. E però, il meglio trovato sul trafficato scaffale dei 5 euro, sezione lambruschi, è un Grasparossa di Castelvetro, stessa uva del precedente.

Premessa: trattandosi di un “vino frizzante secco” il residuo zuccherino è inferiore rispetto al precedente, cosiddetto “abboccato”.



Ma a parte profumi e sapori meno dolci, che richiamano mora e ciliegia amarena, ricchezza e sostanza sono sensibilmente maggiori. In perfetto contrasto con il pungente, che spicca subito al palato. Ecco l’etichetta che merita di essere comprata.

Gradazione: 11%
Prezzo: 4,99
Voto: 8.5

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